In Africa col segretario – 3a puntata

La conferenza internazionale della International Criminal Court (Corte Penale Internazionale) è stata organizzata a Kampala, su invito del presidente dell’Uganda, dal 31 maggio all’11 giugno 2010.

La Corte Penale Internazionale ha come obiettivo quello di perseguire reati di aggressione, genocidio, crimini contro l’umanità.

Il compito della conferenza in Uganda è quello di riformare lo Statuto di Roma che regola i compiti ed i lavori della Corte.

La sera prima dell’inizio ufficiale dei lavori della conferenza ha luogo una cena di gala a cui partecipa il Segretario Generale, tutte le delegazioni straniere e molte personalità legate alla giustizia internazionale.

La più importante, forse per il lavoro svolto durante una vita intera, è Benjamin Ferencz che, ad appena 26 anni, fu uno degli avvocati d’accusa al processo di Norimberga. A nonvantanni compiuti tiene il palco alla perfezione non perdendo mai l’attenzione dell’uditorio durante il suo discorso. Il giorno seguente concederà ad Africanews.it una splendida intervista.

Un momento leggero si ha quando Bianca Jagger viene invitata sul palco per consegnare il primo  “Award for Justice” all’ONU nella persona di Mr. Ban Ki-Moon. Un brusio accompagna il suo ingresso sul palco. Forse qualcuno si aspettava di vederla entrare in groppa ad un cavallo bianco, come ai tempi dello studio 54. Epoca morta e sepolta, oggi la signora si occupa solo di cause umanitarie.

L’indomani, durante il primo giorno di lavori della Conferenza Internazionale, rimaniamo impegnati in sala stampa e non riusciamo ad andare al buffet offerto dal Presidente Ugandese.

Per uno spuntino ordiniamo tre tramezzini vegetariani, tre bottigliette d’acqua e tre caffè. Paghiamo un conto pari a $ 48,00. Ma è sicuro che la vita in Africa sia più conveniente che in Europa?

Un momento prima di partire rischiamo di passare qualche giorno nelle prigioni di Kampala a causa delle  foto che scattiamo ad un militare che gioca con una ragazzina. Un agente della sicurezza in borghese si avvicina chiedendoci cosa stiamo facendo. Alla nostra risposta, che non lo convince, chiama il suo superiore che sopraggiunge immediatamente con una squadra di militari.

Quest’ultimo con fare gentile chiede cosa stessimo fotografando e vuole vedere le foto. Increduli, ma impossibilitati a fare diversamente, veniamo costretti ad eliminare le foto incriminate perché, a suo dire, queste avrebbero potuto ledere il buon nome del paese.

Mentre ascolto queste assurdità mi consolo ammirando la rigogliosa vegetazione equatoriale che fa di questo paese un giardino dell’eden. Gli uomini, come sempre, lasciano a desiderare.

di Demetrio Canale
ha collaborato Carmelo Panassiti

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