Come saranno i primi 100 giorni di Obama presidente

Il programma del presidente eletto Barack Obama per i primi 100 giorni riflette la parola d’ordine della sua campagna elettorale: “change” (cambiamento).

Kitsy Niaty riassume i dettagli del programma del candidato democratico alla presidenza degli Usa.

Economia – Stabilizzare un’economia in caduta libera e nel frattempo riscrivere le regole che governano i mercati. Ha promesso una moratoria degli sfratti di 90 giorni mentre il governo affronterà l’emergenza mutui e si è impegnato a confermare i tagli alle tasse che Bush ha voluto durante la sua presidenza: chi guadagna meno di 250.000 dollari continuerà a goderne, mentre i redditi sopra questa soglia saranno tassati. Inoltre, ha promesso incentivi per le aziende che si impegnano a mantenere la produzione entro i confini nazionali.

Scuola – ?Uno dei temi ricorrenti nei suoi appelli elettorali. Denuncia lo stato di abbandono in cui versa il sistema educativo. Non critica il programma “No child left behind” (nessuno studente deve restare indietro) di Bush che ha introdotto nuovi standard di giudizio, con tanto di promozioni e bocciature, sia per le singole scuole che per gli insegnanti ma ne denuncia il fallimento della riforma per mancanza di finanziamenti, che lui intende stanziare immediatamente. Ai giovani universitari che faticano a ottenere prestiti dalle banche con cui pagare le salatissime tasse di iscrizione ha proposto tassi agevolati e garantiti dal governo, in cambio dell’arruolamento in un servizio di pubblica utilità per il paese.

Sanità – ?Promette di realizzare il primo piano di assistenza sanitaria nazionale e universale che dia ad ogni americano la stessa copertura di cui godono oggi i politici eletti al Congresso. Le aziende che oggi non offrono assicurazione ai lavoratori dovranno versare nelle casse pubbliche fondi di finanziamento del programma. I costi dell’assicurazione medica per le famiglie meno abbienti sarebbero affrontati con sussidi a spese del governo, il quale allargherà anche i ranghi dei pensionati assistiti con denaro pubblico. Almeno 50 miliardi di dollari sarebbero investiti nella costruzione di un nuovo sistema informatico che permetta di controllare l’andamento inflattivo della spesa ed impedire gli abusi.

Energia – ?L’emancipazione dal petrolio sarà il nodo centrale del “New Deal” che Obama ha promesso al paese. Le case petrolifere perderanno alcuni privilegi fiscali e i soldi saranno spesi dal governo per costruire le infrastrutture di una nuova economia basata su fonti alternative di energia. Esplorazioni in cerca di petrolio sul territorio nazionale e nella fascia oceanica saranno permesse ma limitate alle licenze già esistenti. Non sarà, invece, autorizzata la ricerca nella porzione del parco polare che si trova in Alaska. Obama chiederà controlli ecologici più stringenti e le centrali a carbone e approverà un numero limitato di nuove centrali nucleari ma punterà la gran parte dei 60 miliardi di dollari promessi sulla costruzione di una nuova rete elettrica che permetta l’inserimento di fonti solari ed eoliche.

Politica estera – Ritiro immediato dall’Iraq da completare entro 16 mesi e passaggio di responsabilità e competenze nelle mani del governo locale. Obama vuole che il governo di Bagdad cominci a spendere il surplus di bilancio e liberi le casse del Tesoro americano dall’impegno. Promette di mantenere la politica di appoggio a Israele, di intensificare la presenza militare in Afghanistan e di rincorrere gli agenti di al Qaeda oltre il confine con il Pakistan. Ha promesso di difendere l’indipendenza delle ex provincie sovietiche come la Georgia e l’Ucraina dalle nuove pressioni espansionistiche di Mosca ma vuole che i paesi alleati della Nato accettino maggiori responsabilità a fianco degli Usa per il controllo della regione. Pugno duro con l’Iran, ma anche aperture progressive al dialogo con Teheran e Cuba.

 

Obama ha, sì, indicato già alcuni cambiamenti strutturali davvero significativi nel suo programma che forse lo ha favorito rispetto al suo avversario. Ma il punto fondamentale della sua vittoria sta forse nel fatto che ha saputo parlare al cuore dei suoi concittadini, dando loro la sensazione e, forse, la convinzione che un cambiamento non solo è necessario, ma anche possibile.

Io come tanti questa mattina mi sono commossa alla notizia della sua vittoria. Insomma, con visione forse troppo romantica, in questo momento mi viene da dire che fare gli auguri ad Obama significa un po’ farli anche al Mondo!

di Kitsy Niaty