Cinema: “Kady, la belle vie”

Riprendiamo qui un articolo di Alice Casalini pubblicato su Cinemafrica.org. Si tratta della recensione del film “Kady, la belle vie” di Claude Mouriéras.

Come raccontare l’Africa a Parigi? Claude Mouriéras ha pensato di farlo attraverso la storia di Kady, una donna della Costa d’Avorio immigrata in Francia agli inizi degli anni ’90 e che vive con i suoi sette figli nel quartiere multiculturale parigino di Belleville, reso celebre dai romanzi di Daniel Pennac.

Mouriéras, che nel 1980 ha iniziato a lavorare nel cinema come direttore della fotografia, ha realizzato nel 1989 il suo primo lungometraggio da regista, Montalvo et l’enfant e dieci anni dopo firma Tout va bien, on s’en va (1999) con Michael Piccoli, che viene selezionato nella sezione Quinzaine des réalisateurs al festival di Cannes del 2000.

Con Kady, la belle vie (2007) Mouriéras torna al documentario nel tentativo di analizzare i temi dell’immigrazione e dell’integrazione partendo dal microcosmo della famiglia di Kady. Arte (Sky 544) ha presentato l’ultimo film di Mouriéras il 25 novembre ma ha previsto due altre occasioni per recuperarlo, il 9 e il 13 dicembre.

Kady, la belle vie segue la vita quotidiana della protagonista e dei suoi figli. Kady che non sa leggere né scrivere ha sempre lavorato come donna delle pulizie, sogna per i suoi figli un’altra vita, lotta e fatica solo per vedere le sue figlie diventare ministri come Michèle Alliot-Marie.

Mouriéras segue la donna nel suo tentativo di cambiare anche la sua vita iniziando un’attività commerciale: Kady s’impegna per avviare il commercio di tessuti africani dal Mali e riuscire a consolidare il suo sogno di una vita migliore per lei e i suoi figli.

Kady, la belle vie ruota tutto attorno alla figura forte e fiera di una donna di cinquanta anni che come una regina fa regnare l’armonia nel suo piccolo regno, l’appartamento di Belleville: divisa tra lavoro e famiglia, Kady cerca di far convivere la sua cultura d’origine con quella francese.

Kady controlla, gestisce, ascolta e crea un’atmosfera di sorrisi, di giochi, di collaborazione senza dimenticare di trasmettere i valori della religione musulmana, dei principi del matrimonio secondo la cultura ivoriana. Attorno a Kady, ai suoi abiti tradizionali colorati, si muovono i suoi figli, che scrivono al computer ascoltano la musica su l’ipod, e indossano jeans.

Dal particolare al generale: la scelta del regista è quella d’introdurre la vita quotidiana di Kady con il suo rientro a casa, le prime conversazioni e man mano gettare sul piatto alcuni temi scomodi, come l’immigrazione, il rapporto con il paese d’origine, il nuovo mondo che vedono attraverso gli occhi dei figli.

Proprio nel suo viaggio in Mali per la preparazione delle stoffe da portare in Francia per la nuova attività, Kady parla di questi temi, si confronta con le donne che sono in Africa e che sognano di partire e lavorare in Francia.

Per Kady gli scontri più difficili sono quelli con le figlie più grandi e sono proprio sui temi dello studio, come necessario mezzo per il riscatto sociale e del matrimonio che Kady concepisce come accordo, come prospettiva di vita e opportunità per la donna.

Mouriéras segue con discrezione Kady per circa sette mesi raccontando le paure, i tormenti, le gioie, le soddisfazioni e le vittorie. Camera a mano e presenza silenziosa da osservatore attento ma mai invadente, così il regista ha stabilito un rapporto intimo e diretto con la protagonista riuscendo a regalare un ritratto delicato e solare, semplice e caloroso di Kady e del suo piccolo mondo.

Alice Casalini

 

Fonte: Cinemafrica.org