Kate Omoregbe rischia la lapidazione in Nigeria

Le traversie della giovane nigeriana Kate Omoregbe non sono finite dopo la sua liberazione dal carcere di Castrovillari, dove ha scontato gran parte della pena per detenzione di droga.

All’uscita dal carcere ha ricevuto un provvedimento di espulsione. Purtroppo il rimpatrio in Nigeria comporterà per Kate un giudizio dinanzi a un tribunale islamico ed una quasi certa sentenza di condanna a morte mediante lapidazione.

Le disavventure di Kate iniziano appena diplomata alla scuola cattolica di Benin City, quando la famiglia le impone un matrimonio con un sessantenne che lei neanche conosce.

L’anziano pretendente di religione mussulmana la porta a vivere lontano dalla famiglia nel nord del paese e le impone una conversione forzata all’islam. Kate rifiuta il matrimonio combinato e la conversione ad una fede che non sente sua e fugge fino alla coste del Mediterraneo, dove si imbarca su un barcone di clandestini e approda in Spagna.

Per sopravvivere accetta lavori precari, poi si trasferisce a Roma, trova un lavoro come badante e ottiene il permesso di soggiorno.

Convive con tre nigeriane, quando la Polizia durante una perquisizione trova sostanze stupefacenti nell’appartamento. La polizia non ha dubbi sulla sua responsabilità e l’arresta. Kate viene giudicata colpevole nonostante abbia sempre ribadito con forza la propria innocenza.

Di certo, Kate non può essere rimpatriata in Nigeria, la sua scelta di fuggire dal paese, la mancata conversione all’islam e il rifiuto di sposare un uomo che non amava, sono crimini sufficienti per farla condannare alla lapidazione secondo la dura legge della sharia.

Dopo i casi di Amina e Safiya, anche per Kate si è creato un vasto movimento di opinione internazionale per impedirne il rimpatrio. In Italia a favore della giovane nigeriana si sono mossi i vescovi e il Movimento dei diritti civile che tramite il suo coordinatore, Franco Corbelli, ha presentato domanda di asilo politico.

Il Tribunale di Cosenza, competente per la domanda di asilo politico, preliminarmente, ha concesso la sospensione in via provvisoria del provvedimento di espulsione per evitare il rischio che nelle more del giudizio, Kate venga rispedita nelle mani dei suoi carnefici.

 

 

Carmelo Panassiti

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