Somalia: “grave attentato alla speranza” – Intersos

 GRAVE ATTENTATO A MOGADISCIO. UN ATTENTATO ALLA SPERANZA.

INTERSOS esprime ferma condanna e le più vive condoglianze per la morte degli studenti, docenti, ministri e operatori della comunicazione.

Il commento di Nino Sergi
La Somalia continua a perdere i suoi figli migliori.

Un paese in agonia. Una nazione che non si riconosce più, tanto e’ cambiata, in una lenta decomposizione che porta con sé sofferenze, lutti, disperazione, esodi di persone, da quasi vent’anni.

E’ per noi il simbolo del fallimento della politica, del trionfo dell’insipienza internazionale, della sconfitta dell’intelligenza (prendendo la definizione da Angelo Del Boca).

Superficialità ed errori sistematici, arroganza, incapacità di analisi e lettura della realtà, mancanza di serietà nella valutazione ed autocorrezione, con una presenza “assente”, un impegno “disimpegnato” e comunque centrato sempre su interessi diversi da quelli somali.

I somali ci hanno messo del loro, certamente, con le loro continue lotte intestine, la bloccante visione clanica, divenuta man mano smodata visione dell’interesse personale, la svendita della propria cultura e della propria libertà.

Ma anche l’”aiuto” esterno ha approfittato di questo smarrimento, approfondendo il baratro in cui la Somalia stava precipitando.

Ahmed Wayel, Ibrahim Addow, Qamar Aden, Suleyman Roble, quattro ministri; Mohamed Shahiid ottimo medico e microbiologo; Mohamed Amin giornalista di radio Shabelle e Hussein Zubeyr di al Arabiya; almeno una decina di studenti in attesa di ricevere il diploma di laurea nella cerimonia organizzata dalla facoltà di medicina all’Hotel Shamo di Mogadiscio.

Tutti uccisi dalla bomba umana infiltratasi in mezzo a loro. Altri, tra medici, studenti e invitati sono gravemente feriti.

Ci si e’ abituati ai morti, a Mogadiscio. Le raffiche dei kalashnikov e i colpi delle granate non fanno più paura, nella speranza di non esserne colpiti.

Questa volta  e’ proprio la speranza, quel minimo di speranza che ancora restava, che si e’ definitivamente spenta. Si tratta di giovani neo laureati, a Mogadiscio. Si stava cioe assistendo ad un miracolo.

Un vero miracolo, costruitosi negli anni, con grandi sacrifici, impegno, perseveranza, coraggio. E’ stato distrutto, in un momento, per sempre.

Ancora una volta staremo a guardare. Inorriditi per qualche ora, per il tempo di qualche comunicato, per poi guardare da un’altra parte.

Senza accorgerci che la Somalia, quella Somalia dove si parla ancora italiano, dove c’e’ gente che guarda ancora a noi (sempre meno, ormai) e ai nostri valori, pur sentendosi tradita, abbandonata, da noi italiani, dalla ormai insignificante “comunità internazionale”.

Non ci accorgiamo che la Somalia, senza che i somali lo vogliano (e per questo lanciano un ultimo grido disperato) sta diventando, giorno dopo giorno, un nuovo Afghanistan, quello dei metodi e della cultura talebana.

Metodi e cultura che, sempre senza volerne prendere coscienza, si sono cosi avvicinati di qualche migliaia di chilometri a questa parte del mondo. Ma noi abbiamo altro a cui pensare.

L’intelligenza continua ad essere sconfitta e molti di noi, purtroppo, ne sono anche fieri.

Auguri, allora.
Si può continuare a ballare anche se la nave sta affondando.

Nino Sergi
INTERSOS,
3 dicembre 2009

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