Il Congo a ferro e fuoco, bella novità

African with laptop

Mentre l’attenzione dei media mondiali è concentrata sui quasi due milioni di sfollati, un blog racconta la drammatica quotidianità degli abitanti dell’ex colonia francese, ben prima che questa finisse sulle pagine dei giornali di tutto il mondo.

Impossibile non parlare di quanto sta avvenendo nella Repubblica Democratica del Congo. Come sempre accade, che si tratti di scontri sanguinosi o di centinaia di migliaia di persone rimaste senza cibo né acqua, è in questi momenti che il mondo si sveglia e si accorge dell’esistenza dell’Africa.

Peccato che questo accada di rado e solo di fronte a conflitti o a drammi dalle proporzioni immani, come se il continente nero non venisse ucciso ogni giorno da uno stillicidio fatto di carestie e scontri fratricidi. Ma il giornalismo ha le sue regole, che non sarebbe giusto né possibile cambiare. Per fortuna c’è Internet a creare nuovi spazi anche per coloro di cui non si parla mai.

A farla da padrone, però, adesso è lo sfortunato Stato centrafricano, dove si è risvegliato un conflitto antico, sulla scorta degli scontri in Ruanda di 14 anni fa.

Protagonisti i ribelli del Congresso nazionale per la difesa del popolo (Cndp), dalla parte della comunità tutsi, e le forze governative congolesi, alleate con i miliziani hutu. Le due fazioni in lotta hanno per il momento ridotto al minimo gli scontri tra di loro ma non le vessazioni nei confronti della popolazione civile, costretta ad abbandonare in massa la parte orientale del Paese senza una direzione precisa.African with a laptop

Già più di seicentomila gli sfollati in situazioni critiche che hanno spinto anche l’Unione europea a tentare una forte azione diplomatica per risolvere la difficile situazione.

Una situazione che non è certo nuova per gli abitanti del Congo orientale.

Come ricorda www.theroadtothehorizon.org, un recente rapporto intitolato “Vivere con la paura” ha rivelato qual era la vita ordinaria degli abitanti di quell’area.

Oltre 4000 le persone contattate per lo studio: il 55% di loro era stato interrogato o perseguitato da gruppi armati, il 53% costretto al lavoro forzato o a moderne forme di schiavitù, il 46% picchiato da ribelli o soldati e altrettanti minacciati a morte, il 34% imprigionato per almeno una settimana, il 23% ha assistitito a una violenza sessuale e il 16% l’ha subita.

Questo era il Congo prima di oggi anche se in pochi se ne erano accorti.

“Il conflitto – scrive ancora il blogger di www.theroadtohorizon.org – è una delle guerre civili più sottovalutate al mondo, con circa 45mila vittime al mese” e centinaia di migliaia di persone costrette a fuggire dalle loro case.

Una notizia appetibile per i media in questo periodo, ma vedremo quanto durerà stavolta questo interesse.

 

Foto di: quinn.anya e theroadtothehorizon.org

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