Africa QUI: intervista a Stefania Ragusa

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Raggiunta via Skype da Africanews.it, Stefania Ragusa racconta qualche i retroscena del suo ultimo libro “Africa QUI“.

Il libro, pubblicato da Edizioni dell’Arco, è stato presentato a Milano allo spazio Tadini il 21 aprile scorso.

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Visto che nell’introduzione parli di una scommessa con la tua amica Sara, che credeva che non esistessero in Italia Africani di successo, adesso che il libro è finito che ha detto?

Vedi più che dopo il libro, è stato anche durante. Sara è un po’ come se fosse la mia nipotina, una persona che io sento spesso e che mentre scrivevo il libro lei comunque era molto aggiornata. E’ stata molto contenta, molto lusingata.

Quello che ho visto è che lei ha informato moltissimi dei suoi amici. Tra le sue frequentazioni, oltre agli italiani, ci sono anche figli di coppie miste o, come lei, figli di somali ed eritrei. Da parte di questi ragazzi c’è stata una risposta molto bella. Alcuni mi hanno scritto, mi hanno cercato, mi hanno mandato sostanzialmente dei ringraziamenti e il succo del discorso era: ‘ noi siamo perfettamente consapevoli, sappiamo le cose che dici, non ci sconvolgono, però le sappiamo ad un livello che non ci consente di utilizzarle come argomentazioni’.

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In un libro come questo hanno trovato uno strumento che può essere utile per discutere, per far capire che l’immagine convenzionale dell’Africa è molto lontana dal vero. Moltre di queste persone, io li chiamo ragazzini ma hanno 18-20 anni, sono consapevolizzati del fatto che potranno essere, lo spero, gli attori del cambiamento in Italia. Per esempio la rete G2, quella delle seconde generazioni (www.secondegenerazioni.it), riesce a coinvolgere molte persone e ad ottenere risultati importanti. Spero di riuscire a continuare la mia collaborazione con loro.

Un altro aspetto che mi preme sottolineare è la bella mescolanza che sta avvenendo tra le seconde generazioni. Mi spiego meglio. Mentre per i genitori si ha la tendenza a restare dentro le comunità nazionali, i senegalesi con i senegalesi, i rumeni con i rumeni, gli algerini con gli algerini, i marocchini con i marocchini, ecc, per i loro figli non è più così. Hanno una naturale tendenza a mescolarsi non distinguendo più tra una nazionalità e l’altra.
Pensando a loro sono ottimista perché hanno origini diverse ma le mettono da parte e si mettono insieme per risolvere i loro problemi. Per questo sono ottimista pensando a loro. Potranno veramente essere un soggetto di cambiamento. Molto di più di quanto non possiamo essere noi della nostra generazione.

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Quale criterio hai seguito nella scelte delle storie che fanno parte di Africa QUI ?
Ho cercato di differenziare per paese e ho cercato di differenziare per tipologia. Perché per esempio in Italia ci sono molti africani che fanno i medici, volevo evitare di raccontare troppo storie di africani medici. Ho cercato di selezionare per argomento, per paese di provenienza e ho cercato di evitare gli africani troppo conosciuti. Li ho voluti evitare non perché le loro storie non fossero interessanti ma perché mi sembrava opportuno tirar fuori delle storie di persone non conosciute. Perché se ogni volta che si parla di uno scrittore africano s’intervista Pap Khouma, sembra che in Italia ci sia solo lui. E non è così. Pap Khouma è bravissimo ma grazie al cielo ce ne sono molti altri.

 

Per acquistare il libro: Ediarco.it

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Le didascalie, che potete leggere lasciando il mouse sopra le immagini per qualche secondo, sono tratte dall’account di Facebook di Stefania Ragusa.