Un anno fa le rivoluzioni in Nordafrica, Terzi

Un anno fa, esattamente il 17 dicembre 2010, un giovane ambulante, Mohammed Bouazizi si dava fuoco a Sidi Bouzid, un piccolo paese della Tunisia, dando il via, inconsapevolmente, ad una serie di rivolte destinate a cambiare il volto politico ed istituzionale di non pochi paesi del mondo arabo.

Dalla Tunisia all’Egitto per poi passare alla Libia, al Marocco fino allo Yemen e alla Siria, il seme della “Primavera araba” con la voglia di cambiamento si diffuse in tutto il mondo arabo.

  • Il 14 gennaio Ben Ali, dopo 23 anni al potere in Tunisia, fugge in Arabia Saudita;
  • l’11 febbraio tocca a Hosni Mubarak, che lascia il potere dopo 30 anni appena tre settimane dopo l’inizio della rivolta del Cairo;
  • in Marocco invece il movimento pro-democratico del 20 febbraio costringe il re a promettere riforme.

Uno tsunami che è ancora in corso e l’approdo finale ancora incerto anche per l’incognita delle possibili derive integraliste dei molti partiti islamici in movimento.

“Dobbiamo evitare il rischio – afferma il Ministro Giulio Terzi – che l’euforia per la caduta dei regimi lasci il campo alle forze oscurantiste e al sotterraneo lavoro del fondamentalismo”. Il ministro esprime l’auspicio che i partiti maggioritari di ispirazione islamica, in Egitto, Marocco e Tunisia “vincano la sfida di conciliare i valori della cultura islamica con quelli della democrazia e del pluralismo”.

Secondo Terzi la Tunisia “sta rappresentando un episodio virtuoso in quel processo di consolidamento di quegli aspetti costituzionali e democratici del Paese dove è partita bene la nuova Costituzione e c’ e’ un nuovo presidente dirigente responsabile con il quale abbiamo allacciato rapporti stretti”.

Ad un anno dall’avvio della “Primavera araba” la “conclusione che mi sento di fare – afferma il Ministro – è la speranza per quei paesi le cui società hanno vissuto un quarantennio di dittature, corruzione e violenze e con la potenzialità delle loro società hanno cercato un volto nuovo, un cambiamento profondo in quell’ area del nord Africa che va, non dimentichiamolo, fino in Siria. Il messaggio di chi si e’ sacrificato per primo – conclude Terzi – e’ di speranza e fiducia nel futuro. La democrazia e’ una caratteristica che può essere sempre più radicata nel mondo arabo”.

 

 

Fonte: esteri.it

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