Sudafrica: cosa resta dopo il mondiale?

DOPO IL MONDIALE COSA RESTA IN SUD AFRICA? LA PIAGA DELLA PROSTITUZIONE.
SESSO A PAGAMENTO A PORTATA DI TUTTI, A SPESE DI ESSERI UMANI RIDOTTI IN SCHIAVITU’


di Mario Bacchiocchi *

Durante gli ultimi 12 mesi, prima dell’inizio del mondiale di calcio 2010, anche il Sud Africa si e’ organizzato al meglio per ricevere i tanto attesi mezzo milione di turisti e fan da ogni parte del mondo.

Un mese di lusso, di gioco, di turismo ed ovviamente di svago.

Tra lo svago, purtroppo, e’ parte predominante lo sfruttamento oltre ogni limite delle oltre stimate 900.000 prostitute presenti in Sud Africa e delle 30.000 ragazze fatte venire appositamente dall’est Europa e dall’Asia per aumentare e variegare l’offerta alla altissima domanda di sesso a pagamento.

Il problema della prostituzione in Sud Africa e’ una vera e propria piaga legata prevalentemente alla povertà ed al disagio sociale delle fasce più povere, soprattutto della popolazione di colore.

Essendo una attività selvaggia, senza regole, e’ indubbiamente una forma di violenza sulle donne e loro famiglie, senza contare la problematica in espansione della trasmissione delle malattie sessualmente trasmissibili, con a capo il virus HIV/AIDS.

Pur essendo in Sud Africa, una attività illegale, e’ tuttavia praticata a tutti i livelli, dalla strada, agli appartamenti privati fino ai notori night club (per citare i più noti, Teazers, The Grant, Lollipop, ecc) presenti nelle grandi città che in realtà sono dei veri e propri bordelli legalizzati nei quali la poca ed inefficiente polizia nazionale ben si guarda dal metterci il naso.

E’ una attività che genera più di un bilione di Rand all’anno ed ovviamente e’ in mano di pochi gangster.

Una attività questa sempre collegata al traffico di droga, armi ed ovviamente alla tratta umana. La maggioranza delle ragazze di colore arriva dall’Angola, Mozambico e dallo Zimbabwe, merce a basso costo e costrette a tutto dalla fame e dalla povertà.

La pratica più usata da questi sfruttatori e’ quella di sequestrare il passaporto delle ragazze, una volta arrivate in Sud Africa, ovviamente quasi sempre con la complicità sia della polizia nazionale che del Ministero dell’Interno.

E’ di poche settimane fa, la notizia che uno di questi gangster di nazionalità greca e’ stato brutalmente freddato con 15 colpi di pistola  a casa sua da un killer inviato dalla concorrenza.

Il problema e’ così vivo e sentito in Sud Africa, che lo stesso Ministro della Sanità, poco prima dell’inizio del Mondiale, avrebbe proposto una legge ad hoc per liberalizzare e regolamentare la prostituzione in Sud Africa.

In pratica rendere questa attività legale se fatta secondo certi criteri di igiene e di libero mercato. Questo anche per prevenire l’aumento esponenziale di sesso a pagamento che si prevedeva durante il Mondiale e che regolarmente sta avvenendo in questi giorni.

Siamo di fronte ad una evidente violazione dei diritti umani , intesi come UN ha sancito nel suo statuto, ma nessuno fa niente e nessuno denuncia a livello sia di Governo che di Organizzazioni Internazionali.

Il turista/fan trova ciò che cerca senza nessun ostacolo, sia nelle strade, nei bar, pub, night club ed anche ovviamente in tutti gli alberghi dove solitamente il portiere o lo stesso agente della sicurezza e’ abilitato a procurare al richiedente una “blanquet” di qualsiasi età e colore si desideri.

Il tariffario varia ovviamente a seconda della prestazione con o senza protezione, della durata del servizio ed ovviamente dell’ambiente in cui ci si trova.

Può variare da pochi euro per ragazze di colore fino a un migliaio di euro per ragazze dell’Est (soprattutto Russe, Rumene e Ucraine).

Purtroppo questo e’ un problema che si sta sviluppando a livello esponenziale in Sud Africa per varie ragioni, sia sociali che economiche e che ha trovato un terreno fertilissimo proprio con l’arrivo del mondiale, ma che comunque rimarrà come piaga sociale e sanitaria anche ora  che l’ultimo pallone del mondiale è stato rimesso nella sacca.

Un problema al quale molto presto il Governo Nazionale dovrà trovare una soluzione anche per salvaguardare migliaia di ragazze, spesso minorenni, che al momento vivono la loro esistenza come vere e proprie schiave.

* Responsabile di progetto – Ong CESTAS

L’Organizzazione non governativa Cestas – Centro di Educazione Sanitaria e Tecnologie Appropriate Sanitarie (www.cestas.org) ha sede centrale a Bologna. Dal 1979 opera per il rispetto dei diritti umani e lo sviluppo delle capacità umane, attraverso programmi di cooperazione internazionali sui temi della salute globale, del gender empowerment, dell’ambiente, dello sviluppo partecipativo e della diffusione di pratiche di buon governo.

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