Mali: Jihadisti di tutto il mondo contro la Francia

Le forze della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (ECOWAS) hanno cominciato, giovedì scorso, a dispiegarsi in Mali per appoggiare l’esercito francese impegnato nel conflitto nel nord del paese da una settimana. Per l’occasione, ci sono un centinaio di militari togolesi e 80 soldati nigeriani. Questi rinforzi dovrebbero permettere alla Francia di non essere più in prima linea, com’era stato previsto inizialmente. La vera novità di questa guerra è l’arrivo degli Stati Uniti che hanno appena inviato 600 uomini dell’US Air Force. Contattato da Afrik.com, Michel Galy, politologo e sociologo profondo conoscitore del Mali, analizza i problemi di questo rafforzzamento delle truppe e ci spiega perché si assiste ad una guerra senza immagini.

La Francia non è più sola. Da una settimana l’esercito francese si è impegnato in un intervento militare nel Mali settentrionale per cacciare gli islamisti, affiliati ad Al-qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), che controllano quella parte del paese africano dal marzo 2012. Le truppe francesi possono ormai contare sulle forze della Comunità economica degli stati dell’Africa occidentale (Ecowas), su un centinaio di militari togolesi e su 80 soldati nigeriani.

Cosa possono fare queste forze per l’esercito francese? « Non molto. All’inizio la Francia doveva impegnarsi in un intervento indiretto e logistico, aiutando i contingenti africani dell’Ecowas. Ma l’avanzata degli islamisti ha cambiato tutto», dice ad Afrik.com Michel Galy, politologo e sociologo. « Adesso la Francia dovrebbe non essere più in prima linea ma più ritirata », aggiunge lo specialista del Mali. « Il rischio per la Francia – continua – è che tutti i jihadisti del pianeta potrebbero allearsi contro di essa, quelli del Mali del nord, dell’Iraq, passando per l’Afghanistan ».

Gli Stati Uniti in guerra

Fino ad ora gli Usa sostenevano l’intervento militare francese nel Mali settentrionale senza impegnarsi direttamente nel conflitto. Fornivano solo un aiuto sul piano delle informazioni date all’esercito francese. La presa degli ostaggi in Algeria, che avrebbe fatto una trentina di morti, ha modificato la posizione della Casa Bianca.

Possiamo parlare di una svolta? « (Gli Stati Uniti) non inviano soldati a terra, come l’Unione Europea, la Gran Bretagna e la Germania. Gli eventi in Algeria, compresi i massacri che hanno coinvolto i loro connazionali e i loro interessi, cambiano tutte le carte in tavola », dice ad Afrik.com Michel Galy.

« Assistiamo ad una guerra senza immagini »

Afrik.com : Perché non ci sono immagini di questa guerra nel nord del Mali?
Michel Galy : C’è una teoria che è stata formulata a partire dalle guerre in Iraq e in Afghanistan sul controllo della comunicazione in periodo di guerra. Durante la guerra in Iraq, i giornalisti s’imbarcavano sui carri armati ma venivano fermati nel momento in cui volevano andare sulla linea del fronte. Per quanto riguarda il Mali del nord, potremmo assistere a due scenari: da una parte alla propagana della coalizione, e dall’altra a quella degli islamisti attraverso i video delle esecuzioni degli ostaggi, dei campi di allenamento dei jihadisti e delle dichiarazioni telefoniche di propaganda.

Afrik.com : E’ una scelta predeterminata della Francia?
Michel Galy : L’esercito francese prende lezioni dalle guerre precedenti a cominciare dal Vietnam dove si è capito che l’opinione pubblica può cambiare in un senso o nell’altro. Se ci sono, per esempio dei morti civili maliani, come temono le organizzazioni umanitarie, l’opinione pubblica non approverebbe più questa guerra.

Un sondaggio della scorsa settimana, pubblicato su Le Parisien, sosteneva che il 75% dei francesi approva l’intervento militare in Mali. Il problema degli ostaggi, del pericolo per le società civili e dello stallo della guerra possono invertire questa tendenza.

di Sébastien Badibanga

Fonte: Afrik.com

 

 

2 thoughts on “Mali: Jihadisti di tutto il mondo contro la Francia

  1. Le cause dell’arresto del capo del governo sono ancora sconosciute. Ci si aspettava che durante il comunicato alla televisione nazionale di ieri sera il presidente Traoré desse delle spiegazioni. Di sicuro Diarra era diventato “fastidioso” per Sanogo. Tra i due vi era una visione assai diversa su come affrontare la situazione al nord. Il primo favorevole a più riprese ad un intervento di una forza militare internazionale con l’appoggio della Cedeao e degli aiuti logistici degli Stati occidentali, il secondo sostenitore di un intervento a cui doveva prendere parte la sola forza militare maliana.

  2. Continuano i combattimenti al fronte. La città di Diabaly, a 380 km da Bamako, è il teatro di guerra principale tra esercito francese e maliano contro gli jihadisti. La località di Konna, prima presa dagli islamisti, poi dall’esercito e adesso forse nelle mani degli islamisti è l’altro fronte della guerra. Dopo il cambio di strategia degli jihadisti, anche la Francia ha deciso di adeguarsi. Si combatte da terra, corpo a corpo, e si batte casa dopo casa, tutta la zona, alla ricerca di terroristi.

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