“Lentamente l’Africa” ovvero Spagna-Mali in bici

Lentamente l’Africa – racconti di un viaggio dalla Spagna al Mali” di Marianita Palumbo e Tobias Mohn è un volume  di 271 pagine uscito in libreria il 3 ottobre, casa editrice Ediesse.

Ho appena finito di leggere questo libro che raccoglie le impressioni e le descrizioni di un’Africa che incomincia molto al di là dei confini geografici. E’ un racconto in cui si coglie appieno ciò che resta oggi della comune storia millenaria dei paesi del Mediterraneo e dell’Africa occidentale.
Vista desde la Almenarilla

Da questo libro si comprende molto bene che l’Africa, che a seconda delle convenienze si vuole dimenticare o ricordare, è l’alter ego della civiltà europea ed occidentale. Laddove c’è l’avidità tutta europea e la bramosia di potere, di denaro e di tante altre cose, in Africa, c’è più spesso che no, la condivisione, il senso di appartenenza ad una famiglia o ad una comunità che non è escludente [si può essere di un gruppo etnico senza escluderne un altro, parlare una lingua insieme ad un’altra, avere una religione ed essere vicino ad un’altro credo, ecc.]. Laddove ci sono i sentimenti vendicativi, tutti europei, là in Africa c’è la voglia profonda e mai sbandierata [perché la si dà per scontata] di costruire rapporti profondi.

Una costruzione lenta ma più duratura.

Morocco

Ecco forse il tratto inconfondibile di questo libro è quello della lentezza. Lentezza nel ritmo. S’inizia a leggerlo molto lentamente per poi accellerare sempre più fino all’arrivo [degli autori] in Europa sul finire del racconto.

C’è la lentezza del mezzo di trasporto: la bicicletta. Un mezzo su cui l’autrice, o gli autori (?), si sofferma per ribadire che solo con un mezzo lento si può apprezzare un paesaggio. Sentire il terreno sotto le ruote, le salite, le discese, gli odori, il caldo, il freddo, il vento e l’afa. E poi c’è la lentezza, che dovrebbe fare rima con profondità, nello scoprire un continente, o meglio una parte dello stesso, che altro non è che l’origine di tutti i popoli e di tutte le razze [ma esistono le razze?].

Questo libro viene narrato sempre da un punto di vista femminile [è una scelta precisa degli autori?], quello di Marianita.

Di Tobias in questo libro c’è solo una lettera che conclude con riflessioni profonde questo viaggio in bicicletta dalla Spagna al Mali. “Perché attraversare qualcosa – scrive Tobias in una lettera inserita alla fine del libro in risposta a Marianita – un pezzo di terra, una montagna, il mare, evoca sempre un sentimento di conquista, come se ne potessimo in qualche modo reclamare un certo possesso, quando non siamo altro che brevi saette che attraversano in fretta il paesaggio?”

Morocco

Infine, ma non ultimo per importanza, c’è la Sicilia. Ma anche il sud della Spagna. C’è insomma, nel libro, questa ripetuta similitudine del sud Europa con l’Africa. Due terre, o forse è una sola terra divisa da un lago che si chiama Mare Mediterraneo, che sono tanto complesse che è difficile, se non impossibile, descriverle e sintetizzarle.

Scrive Marianita: “Tu ridi quando, ovunque andiamo, io dico sempre che sembra Palermo, che sembra la Sicilia. Ma in fondo qualcosa di sensato c’è in questo paragone. Non mi ero resa conto prima di uscire dall’Occidente, di quanto la Sicilia fosse stata per me un mondo esotico in casa, la mia esperienza di estraneità fin dall’infanzia, un estremo sud in Europa. Una terra complicata e difficile da capire anche per chi in parte ci è cresciuta dentro. Perché la Sicilia in realtà condivide con l’Africa che abbiamo percorso quell’aspetto di società messa a nudo, dove niente è veramente nascosto, dove la ricchezza convive con la povertà, dove la spazzatura si accumula al lato della strada invece di essere organizzata in discariche lontane dalla vista. Una società meno eufemizzata e dunque più aggressiva, più vivida. Un luogo di frontiera.”

 

Piervincenzo Canale

Foto di: Manel, dominikgolenia,

 

 

One thought on ““Lentamente l’Africa” ovvero Spagna-Mali in bici

  1. Non ho letto il libro, ma lo leggerò al più presto perché la recensione, che ho molto apprezzato, ha stimolato la mia curiosità. Devo dire che l’ho apprezzata sia per le diverse domande che l’autore dell’articolo pone, sia per il raffronto tra “l’avidità tutta europea…” e “il senso di appartenenza non escludente” in Africa, tra “i sentimenti vendicativi tutti europei” e “la voglia di costruire rapporti profondi in Africa.

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