“L’Africa vuole contare di più”, Frattini

Negli ultimi anni “l’Africa ha sensibilmente rafforzato il suo peso economico e ha dato spessore alla sua dimensione politica”. Lo ha detto il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, intervenendo alla 30° edizione del Meeting per l’amicizia dei popoli (www.meetingrimini.org).

“Se del Processo di Pace in Medio Oriente – è scritto in una nota della Farnesina – abbiamo l’impressione di conoscere tutto, dell’Africa invece si “conosce” poco, o – spesso – solo gli aspetti negativi. Bisogna invece, pur senza nascondere problemi e difficoltà, mandare un messaggio positivo e di speranza per quel continente”.

“Sebbene continui a necessitare di aiuti e sostegno – dice Frattini – in questi ultimi anni l’Africa ha infatti sensibilmente rafforzato il suo peso economico e ha dato spessore alla sua dimensione politica, manifestando una legittima aspirazione a contare di più.

L’Africa chiede maggiore rappresentatività a livello internazionale. A quest’ultimo riguardo, come ho argomentato anche in occasione della Giornata dell’Africa, credo vi siano tre esercizi le cui potenzialità vanno sfruttate appieno per dare all’Africa un profilo più marcato sul piano globale”.

Anzitutto, il Vertice G8 dell’Aquila. Per quanto concerne il continente africano, il messaggio politico di fondo che emergerà a luglio dal Vertice dell’Aquila sarà quello di una collaborazione rafforzata e paritaria tra Paesi G8 e G5, da un lato, e leaders africani, dall’altro, per affrontare insieme le comuni sfide della globalizzazione.

Un modo concreto per sottolineare come i problemi dell’Africa siano i problemi di tutti e debbano essere risolti con il concorso, la responsabilità e l’impegno solidale di tutti.

Sempre in ambito G8, l’11 giugno presiederò una riunione dei Ministri dello Sviluppo per riflettere sulle conseguenze della crisi economica proprio sui paesi africani.

In secondo luogo, la riforma delle Nazioni Unite. Il punto di vista dell’Africa è cruciale anche per definire la riforma del sistema delle Nazioni Unite a cominciare dal Consiglio di Sicurezza.

Su questo tema l’Italia, che mira ad una riforma complessiva e ampiamente condivisa, ha sempre cercato di promuovere un dialogo costruttivo con i Paesi africani, ai quali ci accomuna non solo la convinzione di dover prestare un’attenzione particolare al concetto di rappresentatività regionale, ma anche la volontà di rendere le Nazioni Unite più efficaci, rappresentative, trasparenti e democratiche.

Infine, il Partenariato UE-Africa. L’adozione – in occasione del Vertice di Lisbona dell’8-9 dicembre 2007 – di una Strategia Congiunta UE-Africa ha posto le premesse per il rilancio di questo rapporto sulla base di una visione unitaria del Continente africano.

L’idea è ormai quella di superare la logica donatore-ricevente, prevedere un sostegno europeo allo sforzo d’integrazione dell’Africa nel suo insieme, sviluppare con essa un dialogo politico tra eguali.

In questo senso, il Partenariato UE-Africa può senza dubbio rappresentare uno strumento utile per rafforzare il profilo politico africano e con esso quello della stessa Europa. 

Nel valorizzare il profilo politico del continente africano non dobbiamo però distogliere lo sguardo dalle aree di crisi che lo affliggono. Penso, in particolare, alla Somalia, dilaniata da 18 anni di guerra civile.

Dobbiamo mantenere viva l’attenzione della comunità internazionale, risvegliatasi di recente a causa della “novità” pirateria, su questo Paese. Anche per questo abbiamo deciso di ospitare proprio stamattina, a Roma, una riunione dell’International Contact Group sulla Somalia ed inviare un messaggio di forte sostegno al Governo in carica.

Una Somalia instabile produce effetti negativi non solo nella regione del Corno d’Africa, ma anche nel Mediterraneo, in Europa e sulla sicurezza dell’intera comunità internazionale. Lo stesso fenomeno della pirateria, di cui l’Italia sta sperimentando i tragici effetti, ha le sue cause soprattutto nell’endemica instabilità somala.

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