Intervista a Jeffrey McNeely – Festivaletteratura 2010

P1010099_webE’ stato un giorno molto impegnativo sabato 11 settembre a Mantolva, il penultimo giorno del Festivaletteratura 2010. L’evento iniziato l’otto settembre e terminato domenica 12 ha coinvolto la piccola città dei Gonzaga che ha potuto vivere diverse esperienze culturali, apprezzare tanto i materiali scritti quanto altre forme della creatività umana. E’ questo ciò che rende l’ARTE qualcosa di vivo quanto la vita stessa.

“Viviamo per raccontare storie; perciò noi stessi siamo una parte di quelle storie che raccontiamo,” ha detto un relatore sabato pomeriggio durante una conferenza e sono abbastanza sicuro che ci credesse davvero perché il festival di Mantova attrae persone da ogni dove e c’è spazio per tutti per raccontare le proprie esperienze.

Stacy Hardy è una sudafricana che ha deciso di scrivere pezzi di fiction scientifiche in Africa. Molti la giudicheranno molto brava visto che ha trasformato il salone (quello del Seminario Vescovile) in un teatro, con le sue espressioni strepitose. Ognuno era attento mentre lei presentava i suoi lavori. Ha usato district 9, un telefilm del 2009 molto famoso in Sudafrica, come esempio per dimostrare che la “science fiction” (le storie di fiction scientifiche) sono molto più apprezzate in Africa di quanto uno possa immaginare.

“Gli africani hanno provato con tutto ciò che è possibile ma non ha funzionato, quindi è giunto il momento di provare con ciò che è impossibile”, ha detto.

Su quello stesso palco c’era anche una nigeriana d’origine, Fatimah Tuggar, artista visiva che è venuta dagli Stati Uniti. Anche lei ha spiegato il suo lavoro usando alcuni elementi propri delle culture dell’Africa occidentale per far capire la tecnologia (Afrofantasy). Alla fine si è conquistata ciò che si meritava. La città di Mantova ha mostrato tutta la sua gentilezza invitando diverse persone a celebrare i propri lavori artistici.

Alla fine dell’incontro della mattina, intitolato ‘Come salvare la natura, ridurre la povertà e sostenere lo sviluppo’, ho incontrato uno dei relatori che ha spiegato cosa vogliono veramente ottenere col loro progetto.P1010096_webBuongiorno, potrebbe dirci un po’ di lei?

“Mi chiamo Jeffery McNeely e lavoro per la “international union for the conservation of nature”, che ha sede in Svizzera con uffici periferici in tutto il mondo”.

Visto che i crimini ambientali legati allo sfruttamento delle risorse naturali sono commessi per lo più da multinazionali con la collaborazione delle autorità locali, la gente del posto come può prendere parte in questa battaglia visto che sono loro stessi le vittime di questi abusi?

“Il ruolo delle popolazioni locali è quello di sostenere questa lotta perché sono più vicine alle risorse. Ho lavorato con tante persone in diversi posti del mondo e la mia esperienza lavorativa mi ha insegnato che le persone del posto sanno sempre cosa fare. Quando le cose vanno male non è perché i locali non sanno cosa fare ma perché il governo va nella direzione sbagliata. In alcune zone dell’Africa, il governo non permette ai contadini di ottenere un prezzo equo per i propri raccolti perché vogliono cibo a basso costo per gli abitanti delle città e così chi abita nelle zone rurali sono di solito svantaggiati. Le persone delle aree rurali sono il nostro target principale. Stiamo lavorando con diverse organizzazioni internazionali per far sì che le persone nelle zone rurali abbiano accesso a vite migliori.”

Quali sono le possibilità che questo progetto vada a buon fine?

“Penso che la situazione sia molto diversificata. Alcuni paesi come il Ghana, il Rwanda e l’Uganda si stanno muovendo nella direzione giusta. La Nigeria per esempio ha molto petrolio e anche tantissimi guai. Alcuni paesi come il Sudafrica sono più industrializzati. Altri paesi sono governati male, come lo Zimbabwe e altri paesi ancora sono ben governati come il Botswana. Tuttavia, penso che in generale le cose si stiano mettendo per il verso giusto in molte zone dell’Africa. L’economia sta migliorando così come le condizioni sanitarie. Quindi c’è speranza.”

“C’è speranza,” le parole di Jeffery McNeely, da Mantova.

Ewanfoh Obehi Peter

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Foto: Ewanfoh Obehi Peter

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