Appello per Alvin Gahimbaze: rischia deportazione

GAY/REGNO UNITO: SALVIAMO ALVIN GAHIMBAZE DALLA DEPORTAZIONE IN BURUNDI

NEL GIORNO DELLA MEMORIA – CHE RICORDA ANCHE LE VITTIME DELL’OMOCAUSTO – IL GRUPPO EVERYONE LANCIA CAMPAGNA INTERNAZIONALE “BLOODY HANDS” E CHIEDE AL REGNO UNITO DI SALVARE IL RAGAZZO GAY E INTERROMPERE LE DEPORTAZIONI DI PROFUGHI OMOSESSUALI VERSO TRAGICHE PERSECUZIONI

“Alvin Gahimbaze, omosessuale originario del Burundi, è a rischio di imminente deportazione dal Regno Unito, dove è stata definitivamente respinta – con una sentenza di appello del 6 gennaio scorso del tribunale per l’Immigrazione e l’Asilo di NewPort – la sua richiesta di asilo come rifugiato”.

Lo denuncia il Gruppo EveryOne, organizzazione internazionale per i diritti umani, che ha ricevuto ieri in tarda serata una richiesta d’aiuto disperata dal giovane gay, attualmente rinchiuso nel carcere Horfield di Bristol, in uno stato psichico di totale prostrazione.

“Alvin, che il 2 maggio prossimo compirà 27 anni,” spiegano i co-presidenti di EveryOne Roberto Malini, Matteo Pegoraro e Dario Picciau, “è nato a Rumonge e a soli nove anni è stato costretto a fuggire dalla guerra civile tra gli Hutu e la minoranza Tutsi, cui egli appartiene, dopo che i suoi genitori, 3 suoi fratelli, lo zio e una cuginetta, oltre a numerosi parenti e amici, sono stati massacrati nel corso degli scontri tra le due etnie. Dopo essersi rifugiato in un campo profughi, Alvin ha raggiunto nel 2000, assieme alla sorella, unica sopravvissuta della famiglia, la città di Bristol”.

In seguito alla sua richiesta di asilo come rifugiato perché gay e già perseguitato in patria per la propria etnia, il Gruppo EveryOne ha inviato alle istituzioni del Regno Unito e all’Ambasciata Britannica in Italia un dossier dove venivano sottolineate le persecuzioni che Alvin, in quanto omosessuale, avrebbe subito ove fosse stato forzosamente rimpatriato.

“Nonostante tutto” spiegano i rappresentanti dell’organizzazione umanitaria, “la prima richiesta di asilo è stata respinta e il Giudice per l’immigrazione, in appello, ha negato la possibilità di asilo nel Regno Unito, giudicando Alvin poco credibile relativamente alla sua omosessualità e comunque persona non a rischio, nel Burundi, come Tutsi e come gay. E’ di queste ore la notizia che Alvin sta per essere trasferito in un vicino Removal Centre, per essere poi imbarcato su un aereo diretto in Burundi”.

Si ricorda che la guerra civile in Burundi tra Tutsi e Hutu è proseguita fino a pochissimi anni fa, mietendo oltre 150mila vittime e facendo sì che fossero centinaia di migliaia i profughi rifugiatisi nei Paesi vicini o in Europa. Inoltre, nell’aprile del 2009 il presidente del Burundi Nkurunziza ha fatto approvare una legge che introduce il reato di omosessualità, e prevede per gay e lesbiche sorpresi in atti omosessuali il carcere da due mesi a tre anni, assieme al pagamento di un’ammenda che va da 50.000 a 100.000 franchi.

“Chiediamo al Regno Unito e alla Comunità internazionale che Alvin sia al più presto rimesso in libertà” continuano Malini, Pegoraro e Picciau, “e che gli sia garantito il diritto alla vita e alla protezione internazionale, come impongono la Convenzione di Ginevra e le Carte internazionali sui Diritti Umani”.

Nel Giorno della Memoria 2011, che ricorda anche le vittime dell’Omocausto, il Gruppo EveryOne lancia la campagna internazionale “Bloody Hands” per salvare Alvin dall’imminente deportazione dal Regno Unito e dalla conseguente persecuzione in Burundi: “Invitiamo tutti a inviare via posta, mail e fax alle maggiori istituzioni del Regno Unito, tra cui la Regina Elisabetta II, il Primo Ministro, l’Home Office, nonché al carcere di Bristol dove Alvin è detenuto, lettere con le impronte rosse delle nostre mani, per dire no allo spargimento di altro sangue innocente e no alla negazione del diritto alla protezione internazionale per gli omosessuali perseguitati.

Il Regno Unito ha intrapreso una politica pericolosa: negare la persecuzione di gay e lesbiche nei Paesi che criminalizzano l’omosessualità oppure mettere in dubbio la buona fede dei gay e delle lesbiche richiedenti asilo, chiedendo loro prove impossibili da fornire o umilianti. Imbarcare Alvin sul volo verso il Burundi significa uccidere un innocente, dopo aver distrutto la sua dignità di essere umano e annichilito la sua libertà” concludono gli attivisti.

EveryOne si appella a tutta la società civile, dalla politica al mondo dell’associazionismo, dalle ONG per i diritti umani ai semplici cittadini, fino all’Unione europea e all’Alto Commissario per i Rifugiati delle Nazioni Unite, affinché vi sia una risposta perentoria alla volontà del Regno Unito di far perseguitare i perseguitati, ordinando deportazioni illegittime di rifugiati a rischio e di fatto avvallando la persecuzione ai danni di lesbiche e gay nei propri Paesi di origine.

Sul sito www.everyonegroup.com sono presenti le istruzioni per partecipare alla campagna, con tutti gli indirizzi – postali e telematici – cui recapitare le “Bloody hands” per la vita di Alvin Gahimbaze.

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