Amendola «Noi al centro del Mediterraneo per stabilizzare i governi fragili» (l’Unità)

L’Italia e la sfida globale del terrorismo jihadista. La centralità del Mediterraneo. L’Unità ne parla con il sottosegretario agli Esteri, Enzo Amendola, di ritorno da una missione diplomatica in Libia. «Dobbiamo fare i conti – rimarca Amendola – con il dato di fatto che il jihadismo ha ampliato la sua caratura geografica, dall’Africa all’Asia». E il massacro di Dacca ne è la tragica conferma. Quanto alla minaccia jihadista che investe la Libia e altri Paesi del Nord Africa, il sottosegretario agli Esteri, annota: «Il nostro compito è favorire processi politici, partendo dalla Libia, che diano la forza agli attori locali di superare la crisi interna e combattere i nuclei terroristici. Questo è un messaggio che, insieme ai partner regionali e internazionali, con forte solidarietà e aiuti diretti per l’emergenza, passiamo alle autorità libiche, impegnati in questi giorni per liberare Sirte».

L’Italia è sotto shock per la strage al caffè-ristorante di Dacca, dove hanno perso la vita anche nove nostri connazionali. La sfida del terrorismo jihadista si fa sempre più globale, come dimostra peraltro il massacro nel cuore di Baghdad. Quale dovrebbe essere la risposta della comunità internazionale?
«Non v’è dubbio che il jihadismo internazionale abbia ampliato negli ultimi tempi la sua caratura geografica – dall’Africa all’Asia – incuneandosi in quelle società dove problemi politici e sociali o veri e propri fallimenti degli Stati, hanno radicato una follia e una violenza legate alla chiamata alle armi arrivata nel 2014 dalla moschea di Mosul. È evidente che la coalizione internazionale di cui l’Italia fa parte ha la forza e il dovere, tra Mosul e Raqqa, di vincere militarmente le bandiere nere del “Califfato”. Ma allo stesso tempo, questa coalizione e le forze che investono nel multilateralismo, devono ampliare lo sguardo verso quei Paesi che subiscono l’emergere di questa ideologia totalitaria».

Il ministro degli Esteri, Paolo GentiIoni, ha affermato di recente che «il Mediterraneo è l’epicentro del disordine globale». E in questo contesto, cruciale è la situazione in Libia. Lei è reduce da incontri con le massime autorità del governo di Tripoli. Che impressione ne ha ricavato?
«Dentro questa strategia geopolitica di contrasto al terrorismo, l’Italia è esposta direttamente alle vicende del Medio Oriente, dove il jihadismo si è radicato nella instabilità libica o facendo leva sulle fragilità di giovani democrazie come quella tunisina. Il nostro compito è favorire processi politici, partendo dalla Libia, che diano la forza agli attori locali di superare la crisi interna e combattere i nuclei terroristici. Questo è il messaggio che, insieme ai partner regionali e internazionali, con forte solidarietà e aiuti diretti per l’emergenza, passiamo alle autorità libiche, impegnati in questi giorni per liberare Sirte».

Assieme al terrorismo, l’altro tema cruciale riguarda i migranti. E il discorso investe anche in questo campo la Libia. Più in generale, l’Italia ha presentato all’Europa il «Migration Compact», una sorta di “Piano Marshall” per l’Africa. Come stanno le cose?
«L’elemento che negli incontri che ho avuto a Tripoli, esponenti del governo libico mi hanno sottolineato nella tragedia dei trafficanti di esseri umani che si arricchiscono sulla pelle, e non è una metafora, di milioni di persone, migranti e rifugiati, è la difficoltà a controllare 4mila chilometri di linee di confine a Sud. Proprio per questo a livello europeo, in una strategia coordinata anche con le disposizioni della missione militare EuNavFor Med, l’Europa deve abbassare lo sguardo e gli interventi verso i Paesi di origine e transito dei flussi migratori, che non sono nelle condizioni di gestire questo fenomeno epocale. Lo sforzo economico e di sicurezza, come proposto nel “Migration Compact”, va condiviso anche con i Paesi del Sahel e della zona subsahariana».

Con la sua azione diplomatica in Libia, con il “Migration Compact”, l’Italia cerca di spostare a Sud, a partire dal Mediterraneo, lo sguardo, e l’azione politica, dell’Europa. Ma l’Europa è all’altezza di questo cambio di orizzonte?
«L’Alto Rappresentate per la politica estera e di sicurezza dell’Unione europea, Federica Mogherini, ha presentato un nuovo impianto strategico di politica estera per l’Europa. Da anni sono falliti tutti i tentativi di costruire istituzioni mediterranee e di cooperazione. Una esperienza triste, visto lo sconvolgimento post 2011, su cui abbiamo il dovere di recuperare in termini di risoluzione dei conflitti, cooperazione allo sviluppo e aprire partnership tra le due sponde del Mediterraneo, per condividere la forza e le sofferenze del Continente africano, con la consapevolezza che tutto questo sarà centrale nell’agenda di questo secolo per l’Europa».

Fonte: esteri.it

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.