Africani di Rosarno si riuniscono a Roma

Pubblichiamo questa notizia che ci ha inviato il giornalista Daniele Barbieri che inoltra una mail inviata da Mimma di Reggio Calabria. Il messaggio contiene il comunicato degli africani di Rosarno riuniti a Roma presso il Csoa ex Snia Viscosa di Roma.

Febbraio, ci sembra, inizia con una reazione all’obblio mediatico sulle vicende che hanno sconvolto la città calabrese di Rosarno. La notizia delle violenze degli africani, la notte del 7-8 gennaio, e la caccia all’uomo fatta da parte dei rosarnesi armati di fucili e pistole, ha fatto il giro del mondo.

Dopo una settimana di “convivenza” e solidale collaborazione con i ventuno ragazzi ospitati alla Snia, siamo riusciti a costruire la prima assemblea dei lavoratori africani di Rosarno a Roma, che oggi al csoa ex-snia viscosa di roma ha visto la partecipazione di 60 di loro.

Dopo un unico intervento d’introduzione abbiamo lasciato la sala in modo che l’assemblea fosse esclusivamente espressione della loro realtà. il comunicato che segue è il risultato, redatto in francese e tradotto da noi in italiano.

non mi viene altro da aggiungere, se non che alla conferenza stampa di martedì, quando le realtà dell’assemblea di migranti e antirazzisti   comunicherà il   percorso di contrattazione con le istituzioni per ottenere   accoglienza e   permesso di soggiorno per tutti i deportati di rosarno, loro   saranno presenti,   secondo quanto deciso dall’assemblea, e un loro rappresentante darà lettura del   comunicato.

comunicazione tecnica: quelli della snia sono diventati 30 e altri 15 li ha sistemati il coordinamento di lotta per la casa – quando la buona volontà non manca… quindi in tutto 45… non sappiamo quanti, ma da stime loro quelli all’addiaccio (e in questi giorni il termine non risulta enfatico) sono tra i 100 e i 150.

   saluti
   arturo

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COMUNICATO
   “I mandarini e le olive non cadono dal cielo”

 
In data 31 gennaio 2010 ci siamo riuniti per costituire l’Assemblea dei lavoratori Africani di Rosarno a Roma.
  
Siamo i lavoratori che sono stati obbligati a lasciare Rosarno dopo aver rivendicato i nostri diritti. Lavoravamo in condizioni disumane. Vivevamo in fabbriche abbandonate, senza acqua né elettricità.

Il nostro lavoro era sottopagato.

Lasciavamo I luoghi dove dormivamo ogni mattina alle 6.00 per rientrarci solo la sera alle 20.00 per 25 euro che non finivano nemmeno tutti nelle nostre tasche.
  
A volte non riuscivamo nemmeno, dopo una giornata di duro lavoro, a farci pagare.

Ritornavamo con le mani vuote e il corpo piegato dalla fatica. Eravamo, da molti anni, oggetto di discriminazione, sfruttamento e minacce di tutti i generi.
  
Eravamo sfruttati di giorno e cacciati, di notte, dai figli dei nostri sfruttatori.

Eravamo bastonati, minacciati, braccati come le bestie…prelevati, qualcuno è sparito per sempre.
  
Ci hanno sparato addosso, per gioco o per l’interesse di qualcuno.

Abbiamo continuato a lavorare.
  
Con il tempo eravamo divenuti  facili bersagli. Non ne potevamo più. Coloro che non erano feriti da proiettili, erano feriti nella loro dignità umana, nel loro orgoglio di esseri umani.

Non potevamo più attendere un aiuto che non sarebbe mai arrivato perché siamo invisibili, non esistiamo per le autorità di questo paese.
  
Ci siamo fatti vedere, siamo scesi per strada per gridare la nostra esistenza.
  
La gente non voleva vederci. Come può manifestare qualcuno che non esiste?
  
Le autorità e le forze dell’ordine sono arrivate e ci hanno deportati dalla città perché non eravamo più al sicuro. Gli abitanti di Rosarno si sono messi a darci la caccia, a linciarci, questa volta organizzati in vere e proprie squadre di caccia all’uomo.
  
Siamo stati rinchiusi nei centri di detenzione per immigrati.

Molti di noi ci sono ancora, altri sono tornati in Africa, altri sono sparpagliati nelle città del Sud.
  
Noi siamo a Roma. Oggi ci ritroviamo senza lavoro, senza un posto dove dormire, senza I nostri bagagli e con I salari ancora  non pagati nelle mani dei nostri sfruttatori.
  
Noi diciamo di essere degli attori della vita economica di questo paese, le cui autorità non vogliono né vederci né ascoltarci. I mandarini, le olive, le arance non cadono dal cielo. Sono delle mani che li raccolgono.

Eravamo riusciti a trovare un lavoro che abbiamo perduto semplicemente perché abbiamo domandato di essere trattati come esseri umani. Non siamo venuti in Italia per fare i turisti. Il nostro lavoro e il nostro sudore serve all’Italia come serve alle nostre famiglie che hanno riposto in noi molte speranze.

Domandiamo alle autorità di questo paese di incontrarci e di ascoltare le nostre richieste:

  • domandiamo che il permesso di soggiorno concesso per motivi umanitari agli 11 africani feriti a Rosarno, sia accordato anche a tutti noi, vittime dello sfruttamento e della nostra condizione irregolare che ci ha lasciato senza lavoro, abbandonati e dimenticati per strada.
  • Vogliamo che il governo di questo paese si assuma le sue responsabilità e ci garantisca la possibilità di lavorare con dignità.

   L’Assemblea dei Lavoratori Africani di Rosarno a Roma

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