«VORREI CHE TUTTI I CALCIATORI LEGGESSERO UN LIBRO» – Rivera

GIANNI RIVERA: «VORREI CHE TUTTI I CALCIATORI LEGGESSERO UN LIBRO»

L’ex Golden Boy del calcio italiano risponde alle domande dei giovani cronisti africani del Millennium News Football Bus di AMREF e ricorda il ruolo del pallone nel Sudafrica della discriminazione razziale

Roma, 7 luglio 2010 – «Vorrei che tutti i calciatori leggessero un libro per rendersi conto dell’importanza che il calcio ha nel mondo di coloro che vogliono cominciare a vivere meglio di come vivevano prima». Sono parole di Gianni Rivera, l’ex Golden Boy del calcio italiano, in un’intervista realizzata dai giovani cronisti africani del Millennium News Football Bus, la serie di videonotiziari girati in Africa e in Italia per raccontare il ruolo sociale del pallone, e pubblicata oggi sul sito di AMREF, Facebook e YouTube.

Il libro a cui si riferisce Rivera è Molto più di un gioco. Il calcio contro l’apartheid, di Chuck Korr and Marvin Close, che racconta la straordinaria storia della Makana Football Association creata dai prigionieri di Robben Island, l’isola-carcere dei detenuti politici nel Sudafrica della discriminazione razziale. A Robben Island era imprigionato anche Nelson Mandela, il padre del Sudafrica post-apartheid.

«Il messaggio che ha dato quando è diventato presidente, e cioè di unire il popolo perdonando di fatto i bianchi per quello che avevano fatto – spiega Rivera – ha offerto finalmente un’immagine nuova». Per evitare rivolte, scontri, vendette e promuovere la riconciliazione, «Mandela si è affidato al rugby, che era lo sport nazionale sudafricano, ma anche il calcio ha avuto il suo premio come sport vincente perché i prigionieri di Robben Island avevano organizzato all’interno del carcere un campionato vero e proprio, con le regole della Federazione internazionale, ed erano riusciti a convincere i carcerieri a lasciarli giocare».

Per l’ex mezzala del Milan e della Nazionale, «il calcio è uno sport molto utile per chiunque, perché è lo sport che è più facile praticare, che si può giocare anche da soli, in due, in tre o in 11. E poi non occorrono tanti mezzi finanziari.

Lo sport è importante nell’educazione, perché ha delle regole fondamentali che andrebbero applicate nella vita di tutti i giorni. Nello sport bisogna sapere curare se stessi in modo completo, fare una vita sana, alimentarsi bene, in modo da avere il fisico per poter affrontare gli allenamenti, e questo va bene anche per chi va in fabbrica o in ufficio, e poi bisogna saper accettare le diversità che si possono incontrare per formare una squadra di livello, perché le differenze di solito arricchiscono la personalità di ogni singolo individuo. Senza dimenticare il rispetto dell’avversario, perché bisogna saper vincere nel modo corretto e accettare di poter perdere».

La serie del Millennium News Football Bus – realizzata in collaborazione con Raitre, con il sostegno del Settore Giovanile e Scolastico della Federazione Italiana Giuoco Calcio e il patrocinio del Segretariato Sociale della Rai – è diretta dal regista Angelo Loy, promotore dal 2000 di un laboratorio di video partecipato nelle baraccopoli di Nairobi, e rientra nell’ambito della campagna “Un Gol per l’Africa”, promossa dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio nell’anno dei primi Mondiali di calcio ospitati da un Paese africano per sostenere i progetti di educazione e formazione di AMREF e UNICEF nel continente.

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