Somalia – Conferenza di Istanbul: 1 giugno 2012

In Somalia è necessario evitare “un vuoto di potere che potrebbe essere sfruttato dai signori della guerra”. L’appello è stato fatto dal Segretario Generale dell’ONU Ban Ki-moon aprendo i lavori della Conferenza internazionale sulla Somalia a Istanbul, che riunisce i rappresentanti di 54 Paesi per delineare le vie di uscita dall’attuale fragile fase di transizione verso la stabilizzazione del Paese del Corno d’Africa dopo 20 anni di sanguinosa guerra civile.

 

Conquistare la “fiducia” della popolazione

Ban ha insistito sulla necessità di conquistare la “fiducia” della popolazione, “in particolare nelle zone occupate recentemente dai terroristi shebab”. “La fine della transizione segna l’inizio di una nuova fase del processo politico, dove tutte le voci somale devono essere ascoltate e tuttii somali, indipendentemente dal sesso, il clan o l’affiliazione politica, devono poter prendere parte alle elezioni”, ha aggiunto Ban, chiedendo ai “donatori di contribuire a questo sforzo, perché la Somalia, stretta tra terrorismo, pirateria e la siccità, ha bisogno di solidarietà”.

Il presidente somalo Sharif Cheik Ahmed ha sottolineato la necessità di una partecipazione internazionale agli sforzi per la ricostruzione delle infrastrutture del proprio Paese, sul solco tracciato dalla prima conferenza internazionale di Londra. Quindi, ha indicato che la Somalia aspira ad una “riconciliazione” tra le differenti regioni e la creazione di un “esercito nazionale”, chiedendo per questo il sostegno internazionale nella formazione e nell’addestramento.

 

In giugno e luglio formazione di assemblea costituente e parlamento

La fase di transizione dovrebbe concludersi il 20 agosto, dopo la formazione in giugno e luglio di istituzioni ‘regolari’ (assemblea costituente e parlamento designati dai principali clan del paese) e l’adozione di una costituzione, con l’elezione del nuovo presidente della repubblica somala. La situazione nel Paese rimane però precaria.

 

La posizione dell’Italia

La posizione dell’Italia, espressa dal Ministro Terzi, è che la stabilizzazione della Somalia passa attraverso la attraverso la chiusura della fase di transizione con nuove istituzioni, il coinvolgimento degli islamici moderati nel processo di pace, una maggiore trasparenza nella gestione degli aiuti.

La riforma del Parlamento e l’adozione di una nuova Costituzione sono le precondizioni affinché, come previsto dalla road map stabilità in dicembre dalla Conferenza di Garowe, si possa chiudere l’attuale fase transitoria e ciò dovrebbe avvenire il 20 agosto prossimo.

L’Italia è anche “pronta a partecipare” al ‘joint financial management board‘, un nuovo meccanismo che dovrà assicurare maggiore trasparenza nella gestione delle entrate e degli aiuti internazionali”. La Farnesina sta finanziando iniziative di “institution building” e in ambito Onu c’è un progetto per la formazione di giudici provenienti dal Governo federale transitorio e dalle altre amministrazioni somale.

La Cooperazione Italiana, negli ultimi 10 anni, ha effettuato interventi a dono per 118 milioni di euro.

 

 

Fonte: esteri.it

 

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