Polemiche mondiali per “Africa Nera, marmo bianco”

Il primo film che ho visto ieri, martedì 20 marzo, durante il primo giorno di proiezioni del FCAAAL 2012, è stato “Africa nera, marmo bianco” di Clemente Bicocchi.E’ stato un film nato un pò per caso, ha detto il regista presente in sala. Idanna Pucci, discendente dell’esploratore italiano francesizzato Pietro Savognarn di Brazzà, ha chiamato Bicocchi una sera e per sei ore gli ha raccontato la storia del suo avo esploratore nell’attuale Repubblica del Congo. Così, dopo altri incontri, è nato il progetto di questo film che all’inizio racconta le gesta dell’esploratore Brazzà che risaliva i fiumi del Congo alla ricerca del Macoco senza armi e facendosi ben volere dalle popolazioni dei villaggi che intuivano subito le buone intenzioni di quel “bianco che si comportava come un nero”. Tutto il contrario dell’esploratore Stanley che nel Congo Belga, a poca distanza da Brazzà, avanzava a colpi di cannone e di villaggi bruciati.

http://vimeo.com/20880287

Il dibattito è stato subito animato da un anziano spettatore, sedicente profondo conoscitore di Brazzà e dei suoi discendenti, che ha criticato il lavoro del regista perché “non rende alcun servizio – ha detto – alla memoria” dell’esploratore italiano. Bicocchi ha risposto che il suo intento non è stato quello di fare un documentario storico ma di riferire del punto di vista di Idanna Pucci sulla vicenda del suo antenato e sulla memoria di quest’ultimo non proprio rispettata. Idanna Pucci, ha aggiunto il regista, racconta solo cosa gli è successo nel tentativo di evitare che la memoria del suo avo venga sfruttata dal regime per coprire la corruzione e lo sfruttamento della Repubblica del Congo dalle solite società occidentali. Tutto il resto è il racconto che si evince da documenti ufficiali che vengono citati nei titoli di coda.

Un'immagine del film "Africa nera, marmo bianco" di C. Bicocchi

A parte la narrazione di Idanna Pucci, il resto del racconto è  fatto tramite disegni, fotografie d’epoca e delle simpatiche marionette.

Il film si segue bene fino a quando non si sofferma un po’ troppo sulla vicenda che ha portato 15 discendenti di Brazzà a fare causa alle società occidentali e al governo di Denis Sassou-Nguesso che vorrebbero utilizzare l’immagine di Brazzà per propri fini poco nobili.

Un'immagine dell'esploratore Brazzà tratta dal film "Africa nera, marmo bianco"

 

La pellicola ha il merito di gettare una luce su un aspetto di un italiano francesizzato che aveva a cuore gli interessi delle popolazioni locali del Congo, le loro tradizioni e le loro sensibilità. Tutto il contrario di quanto succedeva dall’altra parte del fiume Congo, nell’attuale Repubblica Democratica del Congo dove gli esploratori belgi e lo stesso re proprietario della colonia non esitava a disprezzare le popolazioni locali con le loro tradizioni e le loro culture. E ovviamente qualsiasi sterminio e qualsiasi violenza veniva puntualmente minimizzata perché gli interessi economici erano sempre prevalenti e prioritari rispetto a qualsiasi altra ragione o punto di vista.

Insomma forse se si parlasse di più di questo Brazzà, italiano francesizzato, scopriremmo qualcosa in più su noi italiani. Se lo facessimo davvero, tuttavia, dovremmo probabilmente mettere in discussione il nostro modo di stare nel cosiddetto occidente “sviluppato”.

 

Piervincenzo Canale

3 thoughts on “Polemiche mondiali per “Africa Nera, marmo bianco”

  1. Secondo me si segue bene anche quando si sofferma sulla vicenda dei 15 discendenti. È la parte centrale di tutto il film!

  2. A prescindere dal fatto che dal titolo non ci si aspetta una biografia di Brazza ma un documentario di denuncia, il problema non è la vicenda dei discendenti quanto episodi come l'avvocato che chiama per l'appunto dopo 30 anni, il presidente del Congo che si ferma in Italia solo per parlare con Idanna Pucci e tutti gli incontri privilegiati che questa donna riesce ad ottenere senza spiegare bene come.

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