Nigeria: un anno dal rapimento delle 219 studentesse (14 aprile)

Da un anno non si sa più nulla delle studentesse rapite – APM chiede nuove iniziative per la loro liberazione.

A un anno dalla liberazione delle 219 studentesse rapite dal gruppo terroristico Boko Haram in Nigeria, l’Associazione per i Popoli Minacciati (APM) ha chiesto alla comunità internazionale e in particolare al governo nigeriano nuove iniziative e maggiore impegno per la liberazione delle ragazze. L’APM critica soprattutto l’operato delle istituzioni e del governo nigeriano che nel caso delle studentesse rapite si sono dimostrati gravemente disorganizzati e poco seri.


Lo scorso 14 aprile 2014 il gruppo terroristico Boko Haram ha attaccato una scuola nel villaggio di Chibok (stato federale del Borno) e rapito 276 ragazze tra i 12 e i 17 anni. Le ragazze erano state abbandonate al loro destino dopo che si era diffusa la voce dell’imminenza di un attacco di Boko Haram e insegnanti, soldati e forze dell’ordine erano scappati lasciando le ragazze completamente sole a scuola. Nel corso del rapimento e del trasferimento delle studentesse, 57 ragazze sono riuscite a fuggire mentre delle restanti 219 si è persa fino ad oggi ogni traccia.

Le forze di sicurezza nigeriane hanno più volte assicurato che le ragazze sarebbero presto state liberate, ma di fatto si è sempre trattato di promesse vane. Durante le indagini e ricerche, le autorità hanno inizialmente escluso che le ragazze fossero state rapite, poi hanno completamente escluso i genitori e parenti delle ragazze che in diversi casi sono stati addirittura criminalizzati, hanno impedito ogni dibattito sul caso e sono addirittura arrivati a dichiarare che le ragazze erano già state liberate, salvo poi doversi rimangiare l’annuncio. Nel corso di quest’anno il capo dell’esercito e importanti rappresentanti del governo hanno più volte dichiarato di conoscere il luogo in cui le studentesse venivano tenute nascoste solo per dover ammettere più tardi di non avere in realtà informazioni credibili. E’ evidente che manca ogni strategia per la liberazione delle ragazze. Da un lato sono state avviate trattative con persone inverosimilmente in contatto con il gruppo terroristico e contemporaneamente sono stati più volte bombardati i luoghi in cui le autorità presupponevano fossero nascoste le studentesse. Se le 219 ragazze ostaggio di Boko Haram dovessero ancora essere in vita di certo il merito non è delle autorità e forze dell’ordine nigeriane.

Per la liberazione delle 219 studentesse si erano mobilitate personalità in ogni campo, da Michelle Obama alla vincitrice del premio Nobel per la Pace Malala Yousafzai. L’Associazione per i Popoli Minacciati chiede che le 219 ragazze non siano dimenticate e che il mondo torni a impegnarsi per la loro liberazione.

Fonte: Associazione per i popoli minacciati / Gesellschaft für bedrohte Völker

 

 

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