Libertà per i prigionieri politici Saharawi – petizione

Oggi si tiene a Rabat [Marocco] il processo per i 23 prigionieri politici di Gdeim Izik, da più di due anni in carcere per avere manifestato pacificamente nella manifetsazione che ha dato il via alla primavera araba.

Segue comunicato stampa di Radici Solidali Onlus.

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Roma, 30 gennaio 2013

Sono ormai più di 35 anni che la popolazione Saharawi lotta pacificamente per il suo diritto all’autodeterminazione e per il rispetto dei suoi diritti umani.
Sono oramai oltre cento le risoluzioni approvate dalle Nazioni Unite per svolgere il referendum che tuttavia ancora non si è tenuto a causa delle resistenze del governo marocchino, che continua a praticare una brutale repressione.
L’8 novembre del 2010 le forze marocchine smantellano violentemente l’accampamento di Gdeim Izik, a 15 km dalla città occupata di El Aaiun (capitale del Sahara Occidentale) in cui oltre 20.000 persone si erano riunite per manifestare contro l’oppressione marocchina e in favore dell’autodeterminazione, sotto l’egida delle Nazioni Unite.
Lo smantellamento di Gdeim Izik, il “campo della dignità”, considerato uno dei primi episodi della Primavera Araba, si è concluso con molti morti e feriti, nonché l’arresto di decine di persone.
23 manifestanti saharawi di Gdeim Izik sono in prigione da quasi due anni nel carcere di Salé in Marocco, accusati di atti di violenza contro le autorità marocchine, e sottoposti ad ogni tipo di tortura, nel totale calpestamento dei loro diritti umani.
La detenzione per oltre 12 mesi senza capi d’accusa formali è illegale secondo il codice penale marocchino. Il processo, previsto inizialmente per il 13 gennaio 2012, è stato posticipato al 24 Ottobre 2012, e nuovamente rinviato per motivi sconosciuti.
Varie organizzazioni per i diritti umani hanno dichiarato che tali ritardi sono dipesi dal timore marocchino che la corruzione del proprio regime potesse essere portata alla luce dai vari osservatori internazionali e dai mezzi di comunicazione arrivati a Rabat per assistere al processo.
Il processo si terrà il prossimo 1° febbraio e i 23 prigionieri politici verranno giudicati da un tribunale militare marocchino. Si tratta di un processo su cui gravano pesanti sospetti di illegittimità per almeno due motivi e cioè il fatto che si svolgerà di fronte a una Corte militare, evidentemente priva in quanto tale dei più elementari requisiti di indipendenza, e il fatto che le uniche prove nei confronti degli accusati si basano su confessioni estorte con ogni genere di torture.
Gli imputati potrebbero essere condannati a morte in base all’art. 267 del Codice penale marocchino.
Radici Solidali Onlus, in collaborazione con altre associazioni, ha avviato una petizione online in favore della liberazione dei 23 prigionieri saharawi, detenuti in condizioni inumane per aver manifestato pacificamente a favore dei diritti di un popolo che da più di 35 anni vive del deserto, sottoposto a ogni tipo di isolamento e repressione da parte del governo marocchino.

Per firmare e diffondere la petizione basta andare al seguente link:
http://www.avaaz.org/en/petition/For_Saharawi_activists_to_be_released_in_the_absence_of_a_fair_and_transparent_trial/?cMtOzdb

 

 

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