Il Burkina Faso potrebbe essere un modello

Il “metodo Burkina Faso”

di Mario Giro*

Il presidente Compaoré ha ceduto il potere senza una carneficina. Una transizione imposta dalla società civile che può fare scuola in Africa e che è importante anche per l’Europa.

Siamo abituati a vedere putsch in Africama questa volta è diverso. Consigliato da più parti – anche dai suoi – di non insistere sulla modifica costituzionale che gli avrebbe permesso di ricandidarsi, l’ex presidente del Burkina Faso Blaise Compaoré non ha ascoltato, scontrandosi con la sua opinione pubblica.

A partire da martedì 28 ottobre, per tre giorni interi la capitale Ouagadougou è stata investita da manifestazioni dell’opposizione e della società civile come non si era mai visto. Alla fine Compaoré ha ceduto e se n’è andato: è riparato prima in Costa d’Avorio, paese che aveva contribuito a pacificare durante la guerra civile, e poi in Marocco.

 

Nei tre giorni successivi alla caduta, i militari hanno tentato di sostituirsi al presidente che aveva governato per 26 anni il piccolo paese saheliano. Non ci sono riusciti. La piazza ha imposto una transizione civile, ha elaborato una carta, nominato un consiglio e ottenuto la nomina di un anziano diplomatico, Michel Kafando, alla guida dello Stato. Certo i militari hanno il posto di primo ministro e presiedono quattro ministeri importanti. Ma non saranno loro i protagonisti della primavera burkinabé.

Molti fatti spiegano questa novità. Innanzi tutto Compaoré non ha voluto resistere a prezzo del sangue. Vi sono state vittime, soprattutto giovedì 30 ottobre, ma non c’è stata alcuna carneficina. In questi anni l’ex leader è cambiato, trasformandosi lentamente da militare golpista a mediatore in molte crisi regionali. L’uscita è stata meno violenta di molte altre nel continente, anche recenti.

Inoltre i militari si sono ritrovati da soli di fronte alla piazza. Il cambiamento non è avvenuto tramite loro ma mediante una mobilitazione civile dalle proporzioni mai viste. La compattezza della società civile ha tenuto senza divisioni, dimostrando forte maturità. L’opposizione politica ha svolto il suo ruolo senza strafare, inclusa la forza politica scissa dal Cdp (l’ex partito al potere) circa due anni fa. Quest’ultimo fatto ha certamente indebolito Compaoré più di quanto lui stesso immaginasse.

Il “modello Burkina” di transizionepotrebbe fare scuola in Africa. Una vicenda importante per il continente ma anche per l’Europa: il Burkina Faso infatti si trova in una zona delicata per ciò che concerne la penetrazione jihadista islamica, come si è visto con la crisi del Mali e con la più grave guerra libica.

Inoltre il paese é prossimo agli snodi dove transitano i flussi migratori verso la costa mediterranea. L’Italia ha da sempre ottime relazioni con Ouagadougou. Molte le Ong operanti. Iniziano anche a vedersi alcune operazioni economiche. Sostenere la transizione (deve durare un anno) affinché vada a buon fine è certamente un obiettivo.

Per approfondire: Fronte del Sahara

*Mario Giro è sottosegretario agli Affari Esteri.

(25/11/2014)

Fonte: Limes

 

 

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