Giro: «Ong in Libia per chiudere i centri» (Il Manifesto)

Dopo tre anni di assenza l’Unhcr, l’Agenzia delle nazioni unite per i rifugiati, si prepara a tornare in Libia, paese che era stata costretta a lasciare nel 2014 per motivi di sicurezza. E con lei opererà nel paese nordafricano anche l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim).

«La decisione è stata presa la scorsa settimana all’Onu, nell’incontro che il premier Paolo Gentiloni ha avuto con il capo del governo di accordo nazionale Payez al Serraj, e quello tra i due ministri degli Esteri», spiega il viceministro degli Esteri Mario Giro.

Non si tratta dell’unica novità.

Ieri alla Farnesina si è svolto infatti un incontro tra il ministro degli Esteri Angelino Alfano e alcune organizzazioni umanitarie – molte delle quali già attive in Libia – alle quali il governo italiano vorrebbe affidare, in accordo coi libici, l’assistenza umanitaria nei centri nei quali vengono detenuti i migranti.

23 Ong, alle quali si sono aggiunti i rappresentanti delle tre reti dell’associazionismo e della Croce rossa «L’obiettivo comune a tutti è arrivare al più presto al superamento degli attuali centri nei quali sono richiusi i migranti», spiega Giro, presente anche lui alla riunione.

Che decisioni avete preso con le Ong?

«Il ministro Alfano ha illustrato le condizioni di partenza che riguardano la sicurezza e i centri dei quali si potrà cominciare ad operare e ha chiesto alle Ong la loro disponibilità a svolgere questo impegno. Disponibilità c’è stata, per cui adesso siamo operativi».

Di quanti e quali centri stiamo parlando?

«Non lo sappiamo ancora, è da vedere. Noi speriamo il numero più ampio possibile, però è un processo in divenire. Cominceremo con pochi, e poi piano piano si spera di allargare».

Stiamo parlando di centri che oggi sono sotto la gestione del governo di Tripoli.

«Sì, partiamo ovviamente da quelli ma speriamo di allargarci».

Le Ong dovranno subentrare al governo libico nella gestione dei centri?

«Più che delle gestione dei centri abbiamo discusso del loro superamento su cui ci siano trovati d’accordo. Ma dobbiamo realisti e accordarci coi libici».

Quando è cominciato il lavoro della Guardia costiera libica si disse che i migranti fermati in mare sarebbero stati portati in centri di accoglienza Così però non è stato. Non si rischia adesso di ripetere lo stesso errore?

«Direi che proprio per questo c’è bisogno dell’intervento dell’Unhcr, dell’Oim e delle Ong, per iniziare a lavorare in questi centri rendendoli, dove è possibile, dignitosi e rispettosi dei diritti umani».

Per questo intervento il governo ha già stanziato sei milioni di euro. Cosa prevede il bando?

«Il bando, gestito dall’ufficio dell’agenzia della cooperazione italiana a Tunisi, prevede l’intervento sanitario e assistenziale all’interno dei centri, ma anche a supporto della popolazione libica più povera e in difficoltà con cui già le Ong operano. Inoltre chi già lo fa potrà occuparsi dei rimpatri assistiti».

I tempi?

«Il bando è già pronto e si sta procedendo alla scrittura e selezione di progetti. Speriamo di cominciare nel corso del mese di ottobre».

Fonte: esteri.it

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