Dibattito sul multiculturalismo a Verona: intervista

Intervista a Ewanfoh O. Peter sul dibattito sul multiculturalismo del 28 aprile 2012.Cos’e’ questo dibattito che si tiene oggi sabato 28 aprile a Verona sul multiculturalismo e la multietnicita’? 

Il dibattito fa parte del progetto: “The Journey – la nostra storia”, un documentario sulla presenza degli africani a Verona negli ultimi 35-40 anni. Il dibattito, ossia la condivisione, come dovrebbe essere chiamata, e’ stato pensato per far entrare il pubblico in questo progetto, in modo che tutti possano affrontare insieme l’argomento della coesistenza di popoli diversi nella città di Verona.

Chi ha avuto l’idea di quest’incontro e perché?

L’idea mi e’ venuta durante le mie interviste a diversi africani che hanno vissuto in Italia e a Verona negli ultimi 35-40 anni. Dopo aver fatto una pre-intervista con un signore che sara’ anche uno degli ospiti all’incontro di questo sabato sera, abbiamo iniziato a condividere i nostri punti di vista sulla situazione generale dell’immigrato a Verona e in Italia. In quel momento ho notato che il mio intervistato aveva un punto di vista leggermente diverso sul multiculturalismo: al contrario di quanto sia largamente accettato, lui pensa che il concetto di multiculturalismo sia più filosofico che realistico. Ciò risvegliava il mio interesse e cosi’ ho pensato che sarebbe stato interessante far affrontare l’argomento da altri esperti e da persone comuni per vedere cosa veramente pensano e sentono a proposito di questo tema. Anche la piccola città di Verona con meno di 300.000 abitanti ospita tante persone di diverse origini etniche. E’ per questo che l’argomento e’ importante anche qui.

Chi sono gli organizzatori e qual’e’ il loro ruolo?
In pratica l’evento e’ organizzato dalla squadra che si sta occupando del progetto con l’assistenza dei missionari Comboniani di Verona che ci mettono a disposizione la sala e ci aiutano nella logistica. Inoltre Afriradio e Africanews ci danno una mano come media partner dell’evento.

Quali sono gli obiettivi di quest’iniziativa?
Il primo obiettivo e’ quello di contribuire ad aumentare la consapevolezza sulle problematiche della coesistenza a Verona. E’ vero, per quanto ne so, che a parte qualche piccolo incidente, Verona non e’ stata una città che ha vissuto le conseguenze di importanti conflitti tra i diversi popoli che la abitano. Tuttavia, e’ più probabile che i vicini convivono bene quando c’e una buona comunicazione e comprensione tra loro. Inoltre se il livello di comprensione non sta crescendo quanto quello delle difficoltà politiche e sociali, queste stesse difficoltà potrebbero diventare problemi importanti; quindi stiamo cercando d’incoraggiare questa linea d’impegno e di comunicazione in modo che le persone non si sentano solo come un problema ma anche come parte della soluzione o almeno che siano informati meglio sulla complessa realta’ della societa in cui vivono. Vogliamo realizzare questo facendo incontrare un pubblico non troppo sofisticato con gli esperti del tema in modo che tutti possano condividere i loro punti di vista come farebbe una comunità di persone.

Perché quest’argomento e’ importante per Verona e per l’Italia?
Dire che questo tema sia importante per Verona e per l’Italia vuol dire affermare un’ovvietà. Fino a quando persone di culture diverse e con vari retroterra etnici vivranno in una società, il problema del pluralismo culturale rimarrà un problema importante. E’ molto facile, soprattutto per i politici e le persone che hanno delle forti opinioni manipolare le differenze tra le persone, creare o alimentare tensioni tra loro, in modo tale che rimangano sfruttate economicamente e socialmente. Non c’e’ bisogno di sottolineare l’ingenuo esempio della minoranza di persone che sovrasta la maggioranza, piuttosto le persone dovrebbero consultare la loro coscienza per vedere questi problemi da un punto di vista pluralista, per tollerarsi reciprocamente, tanto più quanto riescono a progredire insieme come una sola società, indipendentemente dalle appartenenze culturali o etniche. Ripeto, Verona non si trova al punto di ebollizione ne’ e’ l’esempio peggiore di una società in cui le culture si fondono. Tuttavia, ci sono già abbastanza elementi per costruire una società progressista o conflittuale. Quindi quante più persone inizieranno ad analizzare questi complessi aspetti tanto meglio per la Verona di domani.

Perché hai deciso di fare questo documentario?
M’interessa approfondire gli aspetti più remoti dei problemi attuali con la speranza che altre persone ci possano trovare nuovi significati. Capisco che molto possa essere stato detto sulle migrazioni africane in Europa, in Italia o a Verona. Tuttavia la maggior parte di questi studi hanno il punto di vista di un estraneo, di un terzo, cosi’ ho pensato che sarebbe stato interessante raccontare la stessa storia ma in prima persona, con un punto di vista interno invitando i protagonisti diretti della situazione affinché raccontino come si e’ evoluta la loro vita a Verona negli ultimi 35-40 anni. Grazie alle persone che compongono la squadra che sta dietro questo progetto e che mi hanno appoggiato sin dal primo momento in cui ho condiviso quest’idea con loro, adesso stiamo andando avanti col progetto come previsto. Altrettanto incoraggiante e’ stato l’incontro con gli intervistati che con le loro esperienze personali hanno contribuito molto a portare avanti la storia.

Come ha risposto Verona finora?
Nonostante la limitatezza delle nostre risorse, che non ci ha permesso di avviare una grande campagna per far conoscere il progetto a tutta la popolazione, descriverei la reazione della città come incoraggiante, sia a livello individuale che a livello di istituzioni locali. Per esempio, la maggior parte dei membri della nostra squadra vive a Verona e partecipa volontariamente al progetto perché ci credono. Recentemente abbiamo iniziato a registrare alcune video interviste e i video ci sono stati consegnati da Nigrizia Multimedia di Verona, che co-produce il documentario. Quindi si può dire che la risposta di Verona e’ stata buona e siamo grati per questo.


Intervista di Piervincenzo Canale

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