Da Firenze al Bardo, una mostra sulle antichità romane africane

E’ stata inaugurata al Museo del Bardo di Tunisi, nella ricorrenza del terzo anniversario del tragico attentato terroristico al Museo del Bardo del 18 marzo 2015, nel quale persero la vita 24 persone, tra cui 4 italiani, una mostra sulle antichità romane provenienti dalla Tunisia e presenti da oltre tre secoli nelle collezioni degli Uffizi intitolata ‘Antichità d’Africa agli Uffizi. Giovanni Pagni, Medico e Archeologo pisano nella Tunisia del XVII secolo”.

L’idea della mostra, realizzata in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura locale e la curatela degli Uffizi, interamente finanziata dalla Regione Toscana, era stata rilanciata l’anno scorso, dopo una visita della vice presidente della Toscana, Monica Barni, nel Paese nord-africano.

“E’ un modo per contribuire alla ripresa del turismo culturale del paese, gravemente compromesso dopo il grave e oltraggioso attentato di tre anni fa”, ha spiegato la vice presidente a proposito dell’iniziativa. E anche Firenze ha rilanciato in quest’occasione l’amicizia con la capitale tunisina con un gemellaggio culturale che punta soprattutto alla promozione museale: tutti coloro che hanno un biglietto del Bardo potranno accedere gratuitamente ai Musei Civici Fiorentini. Il museo del Bardo, a pochi passi del palazzo del Parlamento, è anche un luogo simbolo dell’identità nazionale, unica e plurale che riflette nella varietà delle collezioni di mosaici e di opere in esso esposte lo specchio delle civiltà che in Tunisia si sono succedute. E’ la rappresentazione di un Mediterraneo miniera di intrecci e naturale spazio di incontro, per sua natura multireligioso, multiculturale e multilinguistico, ha detto Barni e la via del dialogo interculturale è un’esigenza primaria della nostra società contemporanea”.

La mostra intitolata « Antichità d’Africa agli Uffizi. Giovanni Pagni, Medico e Archeologo pisano nella Tunisia del XVII secolo » restituisce visibilità a un nucleo di antichità provenienti dalla Tunisia raccolte nel 1677 dal medico Giovanni Pagni e, da oltre un secolo, diviso fra i depositi del Museo Archeologico Nazionale di Firenze e delle Gallerie degli Uffizi. Giovanni Pagni, professore dell’Università di Pisa, infatti, fu per un anno al servizio del Bey Murad II che, riconoscente per la guarigione ottenuta grazie all’intervento del giovane medico, lo colmò di doni. Fra questi spiccava una raccolta di oltre venti opere fra epigrafi, stele funerarie e stele votive di età imperiale che, sin da subito, entrarono nelle collezioni delle Gallerie degli Uffizi. I rilievi e le iscrizioni, fra le prime testimonianze dell’Africa romana che era possibile ammirare in Europa, furono infatti sistemate all’ingresso del Museo e, per due secoli, furono al centro dell’interesse degli studiosi italiani, francesi e inglesi. L’occasione offerta da questa mostra, interamente finanziata dalla Regione Toscana e realizzata in collaborazione con il Mibact, l’Istituto Italiano di Cultura di Tunisi e il Museo del Bardo, consente di ripercorrere le vicende di questo eccezionale momento nel processo di riscoperta dell’Africa romana e della fortuna di un mito dell’Antico, come quello di Cartagine,  vissuto con passione antiquaria nella Toscana del XVII secolo. L’inaugurazione della mostra è stata anche l’occasione per un momento musicale ‘toscano’ d’eccellenza, con il quartetto Taag della Scuola di musica di Fiesole, e il giovane soprano Nessrine Zemni ad interpretare lo Stabat Mater di Luigi Boccherini, il virtuoso violoncellista che fu uno dei grandi ambasciatori della musica italiana all’estero sul finire del Settecento.

I quattro giorni a Tunisi, dal 17 al 19 marzo, sono stati inoltre l’occasione, per la Regione Toscana , per fare il punto sulle prospettive di sviluppo dei sistemi museali tra Italia e Tunisia conclusisi il 19 marzo con lo svolgimento di un seminario al Bardo sulle “Prospettive di sviluppo dei sistemi museali tra Italia e Tunisia” con la partecipazione di Monica Barni, vicepresidente della Regione Toscana, Fatma Nait Yghil, direttrice del museo, Moncef Ben Moussa, direttore della Divisione Sviluppo Museale dell’INP tunisino, Roberto Ferrari, direttore “Cultura e Ricerca” della Regione Toscana e di Alberto Garlandini, vice presidente dell’ICOM.

 

Fonte: esteri.it

 

Leave a Comment

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.