Ci sono lati positivi nel colonialismo?

L’occupazione di terre e l’oppressione dei popoli non ha mai portato al loro sviluppo.

Di Ahmad Al-Hinaki. Al-Hayat (09/04/2016). Traduzione e sintesi di Antonia Maria Cascone

Dopo l’invasione dell’Iraq da parte degli americani, nel 2003, le opinioni di analisti politici, pensatori, religiosi, nazionalisti, giornalisti, giuristi e semplici cittadini si sono divise circa la legittimità di questo attacco, le sue giustificazioni e la sua effettiva utilità. Tali divisioni si sono riversate sul mondo arabo, e hanno portato ad un totale rovesciamento dell’opinione pubblica, tanto che chi aborriva Saddam e la sua politica è passato dalla sua parte, e viceversa.

Ci sono stati risultati significativi in seguito a quest’occupazione?

Saddam stava agendo negativamente, e su questo non c’è dubbio, ma la situazione, come abbiamo potuto vedere, è decisamente peggiorata e, anche qualora fosse migliorata, ciò non legittima affatto il colonialismo.

Ammetto di non essere stato pessimista riguardo l’occupazione americana e a quel tempo ne discutevo con amici molto più capaci, prendendo a modello il Giappone, la Corea del Sud e la Germania dell’Ovest. Ma tutte le mie aspettative e i miei sogni sono ben presto evaporati.

Ma qual è lo scopo del colonialismo? E quali sono gli Stati che ne hanno tratto maggior profitto? In un passato lontano furono i persiani e i romani, seguiti da inglesi, francesi, giapponesi, portoghesi, italiani, spagnoli e turchi, e infine americani e sovietici.

Questo senza annoverare le conquiste islamiche, dato che il pensiero che le ha guidate mirava alla diffusione dell’Islam più che al controllo sul territorio, ma non dobbiamo mai dimenticare che ciò vale per noi che siamo arabi e musulmani, così come siamo stati altrettanto colonialisti per gli spagnoli e per i popoli interessati dalle nostre conquiste militari.

Il colonialismo, in tutte le sue forme e in tutti gli Stati in cui è stato imposto storicamente, si è rivelato una massa di orrori, atrocità, corruzione diffusa, spargimento di sangue e oppressione dei popoli, con l’obiettivo di prosciugare le loro ricchezze e le loro risorse materiali e umane.

Chi dice che il colonialismo ha dei lati positivi è un illuso dunque!

Quali potrebbero essere questi lati positivi? La lingua francese diffusa nel grande Maghreb (Marocco, Tunisia e Algeria)? E cos’altro? Sono andati via dopo aver lacerato questi Paesi e seminato ferite e divisioni che persistono ancora oggi, non fermandosi alla confisca delle proprietà, ma reclutando menti geniali e giovani uomini per la guerra.

E cosa hanno fatto gli inglesi in India, Pakistan, Kashmir e Bangladesh, gli inglesi e i francesi in Egitto, gli italiani in Libia? Hanno imbevuto questi Paesi di corruzione, e asservito i loro cittadini.

Persino le economie avanzate di Giappone, Germania dell’ovest e Corea del Sud continuano, ancora oggi, a ruotare attorno all’astro americano.

Un colonizzatore non cercherà mai, in nessun modo, di ottenere lo sviluppo delle proprie colonie, poiché vuole, semplicemente, svuotarla delle proprie risorse e poi ripartire.

Egli sa, infatti, che il popolo non resterà a lungo in silenzio, sa che la sua non è una causa giusta, che quella non è la sua terra e quello non è il suo popolo, dunque perché impegnarsi per lo sviluppo della terra e della patria altrui?

Il colonialismo è un demone che non abbandona un Paese se non dopo aver distrutto la sua economia, la sua cultura e la sua stessa società, e ciò che sta accadendo oggi in Iraq è tra i più moderni strumenti di colonizzazione.

Il “lupo” americano ha reso il cuore dell’Iraq un focolaio di divisioni settarie, lasciando la minaccia di ulteriori spaccature, e poi è ripartito, lasciando lì le sue basi e i suoi affari, con l’innocenza che ancora brilla nei suoi occhi.

Ahmad Al-Hinaki è un giornalista saudita

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Fonte: arabpress.eu

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