Ai fantasmi agitati del Mediterraneo – Enrico Rava & happening

di Giuseppe Pugliese
tratto da Facebook

Solo a quell’amabile folle di Giovanni Laganà, direttore artistico di EcoJazz Festival, poteva venire in mente di arrampicarsi con Enrico Rava, Gianluca Petrella e John Tchicai su per una mulattiera fino ad un terrapieno ai piedi dell’Aspromonte da cui si domina lo stretto e si tocca l’Etna e dedicare ai “Fantasmi agitati del Mediterraneo” l’ispiratissima jam session di questi tre fiati straordinari.

Vi sono almeno 15mila fantasmi che si agitano nel Mediterraneo, di cui non fotte un cazzo a nessuno (concedetemi il francesismo) e stai tranquillo, caro Giovanni, che da quel terrazzo le note sono giunte in fondo al mare, e stai certo che da laggiù hanno apprezzato molto il tuo pensiero gentile.

Lo hanno apprezzato i circa 300 sventurati annegati pochi mesi fa a 30 miglia dalla Libia, quella Libia che non ha mai ratificato la Convenzione di Ginevra, quella Libia dove persecuzioni e stupri verso i migranti sono sistematici, quella Libia che ha fatto parte delle colonie italiane, di cui la caricatura fascista era tanto fiera al punto da proclamare l’Impero! Prrrrrrrrrr ( un altro francesismo in forma di pernacchia), quella Libia che l’Italia ha inteso “risarcire” per i danni provocati durante l’occupazione con il “Trattato Italia – Libia”, sborsando ben cinque miliardi di dollari solo al colonnello e non intendendo alcun indennizzo verso gli altri paesi dell’Africa Italiana Orientale, Somalia, Etiopia ed Eritrea che oggi continuano a pagare un prezzo altissimo alla colonizzazione, provenendo infatti da questi paesi la maggior parte dei profughi che dal 15 maggio l’Italia rigetta in mare, o rispedisce nelle grinfie degli aguzzini libici, proprio in virtù di quel trattato approvato praticamente da tutti in Parlamento, anche da chi oggi, sedendo tra i banchi dell’opposizione, si straccia le vesti e stigmatizza la politica dei respingimenti: pezzi di merda! (ultimo francesismo…).

Lo hanno apprezzato i 283 tra indiani, pakistani e tamil che da 13 anni e 8 mesi giacciono a 108 mt di profondità davanti alle coste di Portopalo di Capo Passero e la cui esistenza solo la caparbietà di un bravo giornalista come Giovanni Maria Bellu e il ROV della calabrese Nautilus hanno definitivamente provato.

E lo hanno apprezzato tutti quei morti di cui non si saprà mai nulla perchè di loro nessun superstite potrà mai raccontare.

Lo hanno apprezzato anche i due ragazzi africani che hai invitato, due ragazzi un po’ più fortunati perchè quel tratto di mare maledetto sono riusciti a superarlo indenni, ma che sempre fantasmi sono, grazie alle leggi assurde del nostro paese, che sono fatte apposta per creare braccia invisibili senza diritti e senza dignità.

Ma sono convinto che lo hanno apprezzato anche, ad esempio, le 262 vittime di Marcinelle, di cui 136 italiani e che sono uguali a quei morti per mare…

“Oggi gli immigrati hanno il viso di quei poveri diavoli che arrivano in Italia. Ma per noi quei poveri diavoli hanno sempre il viso dei nostri padri”.

* Immigrata italiana in Belgio, figlia di una delle vittime della tragedia di Marcinelle

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